CHRISTIAN SORMANI
Cronaca

Busto Garolfo, l'appello: "Pochi fondi, come aiutiamo i genitori malati di Alzheimer?"

Dopo il taglio dei voucher regionali diventa difficile riuscire a trovare strutture adatte

Anna Brignoli e Monia Tangari

Busto Garolfo (Milano), 27 aprile 2018 -  Avere a che fare con dei malati di Alzheimer mette a dura prova gli equilibri di qualsiasi famiglia. Ancora di più, poi, se le difficoltà sono anche economiche. Questo è quello che lamentano Anna Brignoli e Monia Tangari. La prima con due anziani a carico, di cui una donna malata di Alzheimer, e la seconda con il padre affetta dalla stessa malattia. "Hanno diminuito i voucher e adesso non sappiamo andare avanti" commenta Monia. Il progetto di sostegno alle famiglie che hanno parenti affetti da questa problematica risale al 2006. Anno in cui è nato il «Censimento e valutazione dei servizi e delle strutture per la cura e l’assistenza ai malati con demenza in Lombardia» iniziato con la necessità di soddisfare il primo grande bisogno dei familiari dei malati, cioè la mancanza di informazioni attendibili e precise sui servizi e sulle strutture a cui rivolgersi, per far fronte alle numerose necessità che questa malattia presenta nelle varie fasi. Proprio per ovviare a questa sostanziale carenza di informazioni la Federazione Alzheimer Italia in collaborazione con l’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano ha finanziato e avviato 12 anni fa questo progetto. Oggi ci sono genitori malati di Alzheimer e figli senza possibilità di cure.

A comunicare alle due donne bustesi il cambiamento in atto, che arriva da una delibera regionale, è stata nelle scorse settimane la fondazione Alzheimer. «Utilizziamo i voucher nelle rsa per un importo di circa 500 euro che servono alle cure dei pazienti che soffono di questa malattia. Tutto finanziato da Regione Lombardia. In questo modo la struttura può essere utilizzata per l’intera settimana, mentre adesso ci hanno comunicato che sono stati diminuiti i fondi e si passa da 500 a 300 euro. Con questa cifra non è più possibile utilizzare il centro per tutto quel tempo».

La stessa delibera spiega cosa fare nel caso in cui la cifra sia troppo bassa: «Occorre accordarsi con gli enti territoriali competenti in relazione ai bisogni rilevati e concordare con la persona eventuali soluzioni alternative, da attivare a partire dal secondo trimestre 2018. Se necessario, in casi specifici e previa valutazione concordata con l’Ats, al fine di assicurare un adeguato accompagnamento a tutela della continuità assistenziale, potrà essere previsto il mantenimento della misura in essere sino al termine ultimo del 30 giugno 2018. «Adesso ci chiedono di verificare con l’azienda sanitaria quali possono essere le soluzioni alternative - continuano le due donne -, ma di soluzioni alternative non ce ne sono».