D.D.S.
Cronaca

Paderno d’Adda, ponte San Michele: giallo sulla durata dopo la maxi-spesa

La minoranza ha chiesto di verificare la stabilità oltre il 2030

Ponte San Michele. Giallo sulla durata dopo la maxi-spesa

Ponte San Michele, la minoranza ha chiesto di verificare la stabilità oltre il 2030

Avrebbe dovuto durare ancora un altro mezzo secolo, invece non reggerà oltre il 2030. Sono serviti a poco due anni e 20 milioni di euro di lavori per riqualificare il ponte San Michele, rimasto chiuso tra il 2018 e il 2020 proprio per ristrutturarlo e soprattutto consolidarlo. La denuncia, a scoppio ritardato, della smentita degli annunci della vigilia del massiccio intervento, arriva dai banchi di opposizione di Palazzo Alessandro Tettamanti, dove siedono i consiglieri del gruppo Prospettiva per Merate, tra cui l’ex sindaco Massimo Panzeri. L’ex numero uno di Rfi Maurizio Gentile, in un documento datato 7 gennaio 2018, aveva indicato "una vita nominale di almeno 50 anni", cioè fino al 2050.

Il vecchio ponte tra Paderno e Calusco, costruito tra il 1887 e il 1889, cioè nello stesso tempo in cui è stato consolidato, e costato 2 milioni delle lire dell’epoca, ovvero metà di quanto è stato investito per stabilizzarlo, dovrà invece essere rimpiazzato con un nuovo viadotto entro questo decennio o poco oltre.

Per questo i rappresentanti della minoranza ora chiedono di "verificare la durabilità dell’infrastruttura anche eventualmente oltre il termine del 2030". Il rischio altrimenti è che venga chiuso prima della realizzazione del sostituto, di cui non esistono al momento nemmeno i progetti definitivi, ma solo ipotesi e bozze di massima, sebbene già dal 2015 si sapesse della fragilità del San Michele.

Dalla minoranza sollecitano pure di sondare l’opportunità di riproporre la candidatura del vecchio ponte come meraviglia dell’umanità una volta terminato quello nuovo: il San Michele era infatti in lizza per diventare un sito Unesco, ma non potrà più essere riconosciuto come tale, a causa del nuovo ponte, che verrà innalzato a pochi decine di metri di distanza, coprendo il capolavoro di archeologia industriale e deturpando la valle dell’Adda in cui è inserito. A decidere di sacrificare la candidatura del San Michele a patrimonio dell’umanità alla scelta di piazzare il futuro nuovo ponte proprio a ridosso di quello vecchio è stato però il ministro alle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini, vicepremier e segretario della Lega, lo stesso partito dell’ex borgomastro, sconfitto alle ultime elezioni amministrative locali.