
Lecco, si è temuto di dover prestare soccorso a decine di persone. Da tempo non si verificavano episodi simili a Pescarenico. .
Fiamme in cella a Pescarenico, dove un detenuto ha incendiato la sua cella. Lui e tre agenti della Polizia penitenziaria sono rimasti intossicati dal fumo. Ieri mattina un recluso straniero ha bruciato un materasso e dato fuoco alla propria cella. I poliziotti di guardia sono subito intervenuti, seguiti poi dai vigili del fuoco, per spegnere il rogo e mettere al sicuro tutti i detenuti. Diversi ambienti del penitenziario sono stati invasi dal fumo. Dalla centrale operativa di Areu, oltre ad inviare sul posto diversi soccorritori, hanno fatto scattare il piano di maxi emergenza sanitaria, allertando gli operatori sanitari del Pronto soccorso di Lecco e di Merate per il rischio di dover ricoverare decine di persone, tra reclusi e agenti della Penitenziaria. Per fortuna il bilancio è stato molto meno grave di quanto temuto, nonostante la potenziale gravità del rogo: oltre al detenuto che ha incendiato la cella, non si sa ancora per quale motivo, sono stati accompagnati in Pronto soccorso pure tre poliziotti.
"Un plauso – ha sottolineato Alfonso Greco, segretario regionale del Sappe, il Sindacato autonomo Polizia penitenziaria – agli agenti che hanno saputo gestire con fermezza e professionalità la situazione". "I responsabili degli atti di violenza in carcere devono essere assolutamente puniti – chiede Donato Capece, segretario generale del Sappe -. Se sono detenuti stranieri, devono essere subito espulsi dall’Italia". Nonostante sia piccolo il carcere di Pescarenico è una struttura modello, diretta dalla direttrice Luisa Mattina. Nella struttura sono una settantina i detenuti, a fronte di una capienza massima di 110 ma ottimale di 53. La metà sono stranieri, il 30% soffre di dipendenze. Non si sono mai registrati suicidi e da tempo non si verificavano episodi simili. Gli agenti in servizio invece sono una quarantina, tanti quanti devono essere da pianta organica.
Daniele De Salvo