DANIELE DE SALVO
Cronaca

L’impianto fotovoltaico nell’ex cava di Cesana Brianza, i dubbi degli ambientalisti: “Stravolgerà il territorio”

A Lecco preoccupano gli effetti del parco solare che sarà realizzato sul Monte Cornizzolo. “Favorevoli all’energia pulita, ma gli impianti devono essere installati sugli edifici dismessi”

Il rendering con i pannelli solari installati nell'ex cava

Il rendering con i pannelli solari installati nell'ex cava

Cesana Brianza (Lecco), 14 giugno 2025 – Luci, quelle di 8mila case che si accenderanno con l’energia pulita dai 16mila pannelli del maxi parco solare che verrà realizzato nell’ex cava dismessa sul Monte Cornizzolo a Cesana Brianza. Ma anche ombre, per un fianco di montagna ridotto irrimediabilmente a una voragine, i possibili effetti sul microclima locale e paventati conflitti di interesse. 

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I punti critici 

A evidenziare i punti oscuri della convenzione tra soci della Holcim, colosso del calcestruzzo, manager di Silea che è la provincializzata dei rifiuti nel Lecchese, e sindaco di Cesana per trasformare il sito estrattivo in disuso Alpetto alle pendici del Cornizzolo in una distesa di pannelli solari, sono gli ambientalisti del Circolo Ilaria Alpi di Merone e i Volontari per la difesa della natura di Suello.  

Il presidente del Circolo Ilaria Alpi Roberto Fumagalli
Il presidente del Circolo Ilaria Alpi Roberto Fumagalli

“Ecco dove installarli”  

“Siamo assolutamente favorevoli all’implementazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile, in particolare fotovoltaica – mettono in chiaro i rappresentanti delle due associazioni –. Riteniamo però che i pannelli fotovoltaici debbano essere installati su edifici esistenti o su aree dismesse, mentre l’ex miniera non si può ritenere un impianto dismesso, casomai un’area da recuperare dal punto di vista ambientale”. Il parco solare, dopo il recupero dell’ex cava, invece sfregerà il profilo della montagna. 

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Impatto paesaggistico 

“Ci chiediamo inoltre se un parco solare, in un contesto così delicato, ha tenuto conto degli aspetti di impatto sul microclima, sulla stabilità dei fronti cava, sul paesaggio e sulla fauna”, è poi la domanda degli attivisti. “C’è poi il tema relativo al conflitto di interessi che ha riguardato chi prima ha rappresentato Holcim Italia e poi ha cambiato casacca, passando alla presidenza dell’azienda pubblica Silea”, è la stoccata. 

Perplessità sui conti 

È l’ex presidente di Silea, che in precedenza avava ruoli di vertice in Holcim e che ha avuto in ruolo nell’operazione. Dubbi pure sui conti: l’onere di mantenere in sicurezza l’ex cava una volta ripristinata a carico dei proprietari di Holcim spetterà infatti ai soci di Silea, cioè i contribuenti lecchesi, che dovranno già pagare l’acquisizione dell’ex cava e l’impianto del parco solare, a fronte di una Tari che tanto non si abbassano mai.