Editoriale

Non c’è sesso, droga e rock&roll che tenga

È con uno sguardo a metà tra il disgusto e la delusione che Damiano dei Maneskin ha reagito dopo essere stato palpeggiato nelle parti intime da una persona in prima fila durante il suo ultimo concerto ad Assago. Tutto è finito in un video diventato virale e benché molti abbiano condannato il gesto, altrettanti sono stati eufemisticamente più tolleranti: “Damiano, ma di che ti lamenti”, “Dovrebbe pure piacerti” o “Non ci sono più le rock star di una volta” (come se la cultura del “droga, sesso e rock&roll” ammettesse di tutto).

Se quella mano avesse toccato le parti intime di Victoria – la bassista del gruppo che stava a pochi metri dal cantante – ora parleremmo di violenza sessuale (numerose condanne penali sono state inflitte a questo titolo per un palpeggiamento). Ma visto che tocca a un uomo, quel comportamento non solo è derubricato a molestia, ma pure la molestia è ridotta al nulla.

Per una parte di opinione pubblica italiana il concetto di “consenso”, quale che sia il contesto, resta sconosciuto. Quella stessa parte che a leggere i commenti sembra assegnare a Damiano il peccato originale di essere uomo, rock star ed aver osato persino esibirsi a petto nudo. Insomma: “se l’è cercata”. Una frase già sentita. Anche troppo. Anche basta.