
Tensione sul confine italo-svizzero
Lugano, 12 giugno 2016 – Dopo averli paragonati a ratti famelici e cercato di ridurre la loro presenza attraverso un referendum che reintroduceva il loro contingentamento, adesso in Canton Ticino per cercare di mettere un freno alla presenza dei frontalieri italiani hanno deciso di introdurre una gabella che li salasserà ogni volta che parcheggiano per andare al lavoro. Anche in questo caso la decisione arriva dal popolo sovrano, al termine di un referendum passato sul filo di lana grazie al voto delle città dove, quando si rimane imbottigliati nel traffico, la colpa è del pigro frontaliere italiano che, anzichè venire al lavoro in treno o in autobus preferisce viaggiare comodo in auto. Il 50,7% degli elettori che hanno votato sì non si sono posti neppure il problema che per essere all’alba in fabbrica, da queste parti si comincia a lavorare alle sei, non sono molti i mezzi di trasporto a disposizione, specie se si parte dai paesini dell’Alto Lago di Como oppure dalla provincia di Varese. Così per tagliare la testa al toro e sgomberare le strade dal traffico inutile, che da questa parte del confine è quello degli italiani, i ticinesi hanno deciso di costringere imprenditori e commercianti che hanno parcheggi superiori ai 50 posti auto, a pagare per ogni stallo fino a tre franchi al giorno.
Il risultato, osteggiato anche per gli industriali ticinesi, sarà che a pagare saranno gli oltre 62mila lavoratori frontalieri, costretti a sborsare fino a 140 euro al mese pur di poter parcheggiare fuori dalla fabbrica con l’auto. «La tassa sui posteggi – spiega Fabio Regazzi, presidente dell’Associazione Industriali del Canton Ticino - colpirà non solo i lavoratori frontalieri bensì anche moltissimi lavoratori e cittadini ticinesi, che in molti casi e per diversi motivi non dispongono di alcuna alternativa di trasporto pubblico. La nostra associazione sostiene gli obiettivi di riduzione del traffico e di riordino della viabilità cantonale, ma ritiene che tempi e modalità debbano essere concordati fra tutti gli attori in campo. Attualmente constatiamo situazioni dove alcune autorità comunali ordinano lo sgombero immediato di un certo numero di posteggi non ritenuti conformi senza che i lavoratori delle aziende dispongano di alternative di trasporto pubblico o di mobilità aziendale, mentre altre autorità comunali intendono verificare la situazione e coinvolgere le aziende toccate dalle diverse misure e per questo non intraprendono nel breve termine alcuna azione».
Una misura assolutamente inutile anche per i sindacati che difendono i lavoratori italiani all’estero. «Questo provvedimento danneggia i lavoratori e le loro aziende – sostiene Carlo Maderna della Cisl – forse sarebbe bene ricordare alla Svizzera, anche attraverso uno sciopero, che senza gli oltre 62mila lavoratori italiani il Canton Ticino si blocca». L’unico a essere soddisfatto Claudio Zali, Consigliere di Stato e politico della Lega dei Ticinesi, che è il papà del provvedimento. «Aiuterà senza dubbio a migliorare la viabilità nelle ore di punta - conclude - per quanto il traffico non è un’entità ferma che si lascerà manovrare. In attesa dell’applicazione del voto del 9 febbraio, alla libera circolazione delle persone». Se dovesse passare la linea dura i frontalieri potrebbero essere contingentati. Problema risolto.