Salario minimo e cuneo fiscale, cosa sono, l'impatto sulla busta paga: le ipotesi in campo

Politica e imprese ragionano sulle buste paga: da un lato per garantire salari dignitosi dall'altro per aumentare i redditi

Salario minimo e taglio del cuneo fiscale. Sono due fra le ipotesi in campo per dare "uno stipendio dignitoso" a tutti i lavoratori, da una parte, e far crescere le buste paga dall'altra. Ma cosa sono i due provvedimenti dei quali si discute negli ambienti politici nelle ultime ore? Quali sono le differenze? Che vantaggi comportano in busta paga per i lavoratori.

Stipendi (immagine Ansa)
Stipendi (immagine Ansa)

La differenza

Iniziamo col dire che sono due provvedimenti di tipo differente. Uno agisce sul salario (per evitare che si possano avere salari di 2 - 3 euro all'ora) l'altro invece sulla tassazione delle buste paga.

Il salario minimo

In Italia, a differenza di altri Paesi, non esiste. Si tratta di stabilire per legge una soglia minima di paga oraria sotto la quale non si può scendere

A quanto ammonterebbe?

Non c'è una cifra precisa (anche perché il governo non ha avanzato proposte) alla quale fissare un eventuale salario minimo in Italia. Nel dibattito politico-economico quando se ne discute si fa generalmente riferimento a una cifra di 9 euro all'ora. Tanto che parlandone oggi il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi ha detto: "Il tema del salario non è un tema di Confindustria. I contratti di Confindustria sono tutti oltre i 9 euro l'ora. Quindi non siamo nè contrari e nemmeno a favore. Il tema del salario minimo è come verrà costruito". Sempre ieri i sindacati di base hanno chiesto di fissarlo a 10 euro l'ora.

Favorevoli e contrari

A favore del salario minimo ci sono forze politiche come il Pd e M5S, mentre Forza Italia non lo ritiene adeguato. "Con il salario imposto dallo Stato rischiamo di abbassare gli stipendi, invece di aumentarli", ha detto oggi il coordinatore Tajani. Favorevoli anche si sindacati (non tutti, la Cisl ad esempio l'ha più volte definito un boomerang), ma anche fra i favorevoli in alcuni ambienti si teme che questo provvedimento possa andare a sfavore della contrattazione collettiva. I salari delle principali categorie sono infatti definiti attraverso i contratti nazionali di lavoro che sono concordati fra sindacati e datori di lavoro. Si teme che l'introduzione del salario minimo porti i datori di lavoro a sottrarsi alla contrattazione al rialzo dicendo: "Abbiamo garantito ciò che la legge prescrive, non siamo tenuti a salire oltre". Per questo si pensa all'introduzione del salario minimo per categorie che non sono attualmente soggette alla contrattazione collettiva. La Lega, per bocca del leader Matteo Salvini, non ha mostrato entusiasmo per il salario minimo preferendo una "Flat tax" (tassa piatta uguale per tutti indipendentemente dal reddito) del 15%.

Il cuneo fiscale, cos'è

Semplificando al massimo il cuneo fiscale è la differenza fra lo stipendio lordo e quello netto in busta paga. E' costituito dunque dalle tasse e dalle trattenute che vengono effettuate sia lato lavoratore sia lato azienda. 

A quanto ammonta

Il peso del cuneo fiscale non è uguale per tutti. Per alcune voci varia. Ad esempio l'incidenza dell'Irpef è legata al valore dello stipendio. Prendendo a modello un lavoratore italiano senza coniuge né figli a carico, avrà un cuneo fiscale del 48% suddiviso tra imposte personali sul reddito (16,8%) e contributi previdenziali (31,2%, di cui il 7,2% è a carico suo e il 24% viene versato dal datore di lavoro).

Il taglio previsto: le ipotesi

Qualora si decida di intervenire sul cuneo fiscale, essendo ipotesi, non si ha ancora una proposta precisa. Confindustria ha recentemente avanzato un'idea: è quella di prevedere il taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35mila euro. A tutti questi lavoratori andrebbero quindi 1.223 euro l’anno in più, secondo le previsioni degli industriali. Un'ipotesi che era stata lanciata nei giorni in cui si valutava l'introduzione del bonus 200 euro in busta paga: Il taglio del cuneo previsto da Confindustria avrebbe portato a un risparmio di poco meno di 11 miliardi ai lavoratori e poco più di 5 per le imprese. Aveva spiegato Bonomi: per questa fascia di lavoratori il cuneo fiscale scenderebbe al 40,8%, al di sotto della media europea: comporterebbe un taglio di 5,24 punti percentuali, di cui 3,49 per i lavoratori e 1,75 per i datori di lavoro.