ELISA SERAFINI
Economia

Dalla Lombardia all'Ucraina, ecco le protesi low-cost di Cristian Fracassi

L'ingegnere e Ceo di Isinnova ideò la maschera "low cost" per i respiratori per pazienti Covid-19. "Abbiamo utilizzato materiali comodi con viti ordinarie che hanno permesso di abbassare i costi"

Cristian Fracassi con la protesi low cost

Cristian Fracassi con la protesi low cost

Cristian Fracassi è l’inventore della maschera “low cost” per respiratori per pazienti Covid-19, costruita adattando una maschera da snorkeling prodotta da Decathlon con una valvola stampata con tecnologia 3D. La sua storia era arrivata dalla Lombardia agli Stati Uniti, ripresa in tutto il mondo, non solo per la natura innovativa del prodotto, ma anche per lo spirito di condivisione che aveva animato l’iniziativa, con la diffusione dei codici di stampa accessibili a chiunque ne facesse richiesta. Sono passati 2 anni, e Cristian Fracassi, ingegnere e CEO di Isinnova, società che opera nell’innovazione industriale con sede a Brescia, ha continuato con le sue attività imprenditoriali e filantropiche, sviluppando un nuovo importante prodotto: una protesi low-cost (meno di cinquecento euro) per i feriti della guerra in Ucraina. Si chiama “Letizia”, ed è il risultato di un progetto nato dalla richiesta di una Onlus di medici italiani attiva in Ucraina, che ha chiesto ad Isinnova sostegno nello sviluppo di protesi tibiali e transfemorali a basso costo. Il conflitto in Ucraina ha già provocato oltre tremila feriti civili rimasti senza un arto. A Il Giorno, Cristian Fracassi racconta la sua nuova “invenzione”. Come avete fatto a ridurre i costi a cinquecento euro? Applichiamo solo i costi vivi, e nessun ricarico, si tratta di un costo di realizzazione puro, senza margini. Abbiamo utilizzato materiali comodi con viti "ordinarie" che hanno permesso di abbassare i costi. Abbiamo sfruttato i meccanismi e gli strumenti già presenti in commercio, unendoli tra di loro. Tutto su misura, ma leggermente adattato per il cambio funzione. Ad esempio, per realizzare il ginocchio abbiamo utilizzato una cerniera di tipo industriale, meno costosa. In questo modo abbiamo sviluppato un prodotto innovativo e a basso costo. È un progetto che ricalca il meccanismo della valvola Charlotte? L'idea replica in parte la valvola Charlotte, con alcune differenze. La valvola Charlotte era un unico pezzo, costruito tutto in stampa 3D. In questo caso è possibile realizzare l'intera protesi in stampa 3D, ma questo vorrebbe dire utilizzare materiali e strumenti costosi, inoltre sono poche le aziende ad avere a disposizione la stampante 3D adatta. Quindi abbiamo utilizzato materiali già esistenti, mentre in 3D stampiamo solo la "cover". Le ossa vengono replicate con tubolari in alluminio (che deve garantire durabilità e resistenza) e le parti estetiche, che hanno un'importante funzionalità per vestibilità e confort, come muscoli e pelle, sono stampate in 3D. Che tipo di innovazione rappresenta Letizia? Questa invenzione per noi è il "televisore a tubo catodico". Ovvero un inizio. Siamo consapevoli che si tratti di un'innovazione di base, economica, ma che permette alle persone di uscire dagli ospedali sulle proprie gambe, poi c'è l'idea di evolvere. Alcuni file saranno scaricabili online. Inoltre i designer sono anche in grado di personalizzare diversi tipi di cover. Che rapporto avete sviluppato con l’Ucraina? La Onlus che ci ha contattati, Intermed, ci ha messo in contatto con l’ospedale di Vinnitsa, città colpita dal conflitto. Probabilmente andremo prima di Natale, con due medici e una farmacista, per portare le prime protesi. Come è possibile sostenere il progetto? È possibile sostenerci in tanti modi: facendo pubblicità, donando all’Associazione Intermed. Abbiamo inoltre preso contatto con delle aziende che forniscono alcuni materiali con scontistica dedicata. Anche quello aiuta molto. Qual è il futuro della protesi Letizia? Il progetto non vuole fermarsi all'Ucraina, l'obiettivo del Progetto Letizia non è aiutare solo tremila ucraini, ma tutte le persone che hanno bisogno di una gamba e non possono permettersi un prodotto costoso. Il prodotto non è certificato, al momento, e rispetto al progetto Charlotte, in questo caso abbiamo bisogno di maggiori fondi economici, ma sono fiducioso come sempre. Che impatto avrà la tecnologia sul tema della salute? La tecnologia e la salute vanno molto a "braccetto". Ad esempio oggi con l’analisi del DNA siamo in grado di studiare in maniera preventiva le patologie e le predisposizioni, impensabile fino ad alcuni anni fa. Nelle situazioni di emergenza la stampa 3D può fare la differenza, soprattutto per abbassare costi. Con la tecnologia riusciamo a fare passi da gigante.