DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

“Il vertice“. Ironia surreale ma senza graffi

"Preparatevi a stare fermi per 15 o 18 anni". L’avviso proviene da qualche parte all’esterno dello chalet. E mette un...

"Preparatevi a stare fermi per 15 o 18 anni". L’avviso proviene da qualche parte all’esterno dello chalet. E mette un...

"Preparatevi a stare fermi per 15 o 18 anni". L’avviso proviene da qualche parte all’esterno dello chalet. E mette un...

"Preparatevi a stare fermi per 15 o 18 anni". L’avviso proviene da qualche parte all’esterno dello chalet. E mette un brivido. Perché subito pensi alla crisi del 2008, alla pandemia, alla vita immobile assediata dal mercato. Peccato però che alla fine sia una delle poche, vere emozioni de “Il vertice“, prima produzione del Piccolo firmata da Marthaler, qui in collaborazione con Losanna e Bobigny. Sei performer di lingua diversa chiusi in questa baita, frontale al pubblico. Prima vestiti da alpinisti, poi da padroni del mondo. Giocando col doppio senso del titolo: la cima del monte, un summit internazionale. Fuori intanto le strade si bloccano, i tornelli girano a vuoto. Due ore di fraseggi surreali e ironici. Ma senza graffi. Due ore di trovate e faccette buffe, di sorrisi, di bizzarrie. Mentre la struttura scenografica continua a offrire nuovi dettagli. Neanche fosse un disegno di Richard Scarry. E così il regista svizzero si concede un po’ di tutto. Ma questi 120 minuti passano lentissimi, nonostante gli (ottimi) interpreti, fra cui una Liliana Benini da applausi. Al di là della noia, quello che delude è l’assenza di spessore. Una coproduzione internazionale così ambiziosa, può davvero risolversi in mezza metafora politica? C’è bisogno di altro. Come ci ha ricordato ancora una volta la furia anticapitalista di Dries Verhoeven, al Festival Life di Zona K. Marthaler precipita invece nella maniera, sacrificando gli aspetti più spigolosi del suo linguaggio, una reale apertura poetica, lo sberleffo surrealista alla Buñuel. Altro che citare Celentano! Poi certo, la confezione è sempre di alto livello. Ma con una scatola vuota non ci si fa un granché. Oggi l’ultima replica, al Piccolo Strehler.

Diego Vincenti