
Da stasera fino al 19 settembre il maestro guida i complessi dell’Accademia Teatro alla Scala
Quest’estate il nome di Gianluca Capuano è andato in crescendo nei maggiori festival europei. Il maestro insieme a Barrie Kosky e Cecilia Bartoli ha portato Vivaldi a Salisburgo, a Lucerna ha trionfato con un Barbiere di Siviglia in forma di concerto ancora con Bartoli e Nicola Alaimo. Milanese, studi al Conservatorio, alla Civica, laureato in Filosofia alla Statale, è ospite dei grandi palcoscenici internazionali. Nella prossima stagione sarà impegnato negli haendeliani Il trionfo del Tempo e del Disinganno a Roma con Robert Carsen e Giulio Cesare a Firenze con Davide Livermore e, sempre con Livermore, farà il Ring a Montecarlo. Da stasera fino al 19 settembre Capuano guida al Piermarini i complessi dell’Accademia Teatro alla Scala nella Cenerentola di Rossini, storico allestimento di Jean-Pierre Ponnelle ripreso da Federica Stefani.
Maestro Capuano, questa volta è nella sua città.
"Anche se vi sto poco continuo a viverci, sono nato e cresciuto a Villapizzone, quando ritorno sto benissimo, è un gran paese ci conosciamo tutti. Ho iniziato ad andare alla Scala fin da bambino, fa parte della mia formazione. Dirigerci è una forte emozione".
E dirigere un’orchestra giovanile?
"Ho diretto tante volte Cenerentola e sempre con orchestre diverse. I giovani musicisti portano freschezza, il brio dei 20 anni, se da una parte c’è l’inesperienza dall’altra c’è entusiasmo, ottimo per Rossini. Alla prima prova ho chiesto chi di voi ha già suonato Cenerentola e nessuno ha alzato la mano. È un’opera difficile ma loro si sono dimostrati dediti al compito. Hanno vinto la sfida, il risultato si sente: sono il futuro della musica".
Nel nostro Paese abbiamo troppi Conservatori e poche orchestre. Si preparano musicisti per lavorare all’estero, i migliori, o per essere disoccupati?
"E’ vero, troppi ragazzi si diplomano in Conservatorio rispetto la capacità di assorbimento del mercato. In Germania investono nella formazione ma ci sono 90 orchestre da noi sempre meno. Non so chi vorrà mai affrontare questo problema, i musicisti italiani che lavorano all’estero sono molti, la formazione da noi funziona ma non c’è richiesta e molti devono cambiare lavoro".
Cosa crede di avere ricevuto da Milano?
"Tutto o quasi. Ho vissuto anni di stimoli preziosi, l’opportunità di ascoltare grande musica e grandi interpreti. Sarò sempre debitore alla Scala e alla rassegna Musica e Poesia a San Maurizio, Boccardi ha portato la musica barocca a Milano, lo ricorderemo prossimamente con alcuni concerti".
Perché si è laureato anche in Filosofia?
"La metterei d’obbligo in ogni scuola, l’ho amata da subito come la musica. Studiarla ha caratterizzato fortemente il mio essere musicista, apre la mente, predispone alla comprensione della musica".