Gabry Ponte, è sempre dance: "Dalla cameretta alla disco, 25 anni d’un fiato si trasformano in un tour"

Con gli Eiffel 65 dieci milioni di dischi, ora lo sbarco nei palazzetti dello sport. Poi i festival europei. "Blue (Da Ba Dee)? Un successo che mi stupisce ancora"

Milano – C’era una volta , venticinque anni fa… "Anche se nel mio lavoro non so bene da dove inizi una carriera" ammette il Gabry Ponte, abituato a far partire la sua storia dal successo planetario di “Blue (Da Ba Dee)” con gli Eiffel 65. O almeno questo è l’intento con cui è sbarcato nei palazzi dello sport nell’attesa di approdare sui palchi dei grandi festival dance che popolano l’estate europea. "Ho cominciato a mettere i dischi nei locali a 16 anni e, non sapendo da dove iniziare questo calcolo delle ricorrenze, ho puntato sul big bang della mia attività artistica", spiega il deejay torinese sulla poltrona di “Soundcheck”, il format musicale disponibile sulla pagina web e sui social del Quotidiano Nazionale. "Inizialmente avevamo pensato ad un unica data-evento al Forum, poi la risposta è stata tale da indurci ad aggiungere a farla diventare un tour con tappe pure a Torino, Bologna e Roma".

Questi 25 anni in tre flash?

"La prima volta che, dalla mia cameretta, sono spassato a missare in una discoteca. Nel caso il Charleston di Torino, locale che non esiste più. Un vero battesimo del fuoco. Poi metterei il primo concerto americano con gli Eiffel, a primavera del Duemila sul palco del Dodger Stadium di Los Angeles, in una line-up di cui facevano parte pure Lenny Kravitz e Nsync. Come terzo metterei un’altra prima volta; quella in cui il mio progetto solista di debutto ‘Geordie’ è arrivato in cima alle classifiche".

A dispetto delle 200 copie vendute inizialmente dal vinile, quando s’è reso conto che “Blue (Da Ba Dee)” non era un pezzo come gli altri?

"A essere sinceri, continua a stupirmi ancora. Lo scorso anno stato remixato da David Guetta ed è diventato un hit mondiale per la seconda volta. Quando è uscita avevo 25 anni e non mi rendevo conto di cosa stesse accadendo, continuavo a chiedermi quando sarebbe finito quel film straordinario. E invece è andato avanti. Ripreso da tanti altri deejay, finito in film importanti, ballato ovunque. Ogni giorno mi chiedo in che altro modo riuscirà a stupirmi".

L’ha sorpresa di più trovarlo nella colonna sonora di “Iron Man 3” o di “Fantozzi 2000 - La clonazione”?

"Beh, sono sempre stato un fan dei film di fantascienza, quindi, la mail dei produttori di ‘Iroman 3’ che chiedevano di utilizzare il nostro pezzo nel film, me la sono riletta tre volte".

Perché un giorno di marzo del 2005 ha detto agli altri Eiffel, Maury e Jeffry Jey: ragazzi, io vado per la mia strada? Salvo poi ripensarci nel 2010 e riaprire la storia per altri 4 anni?

"A dire il vero sono stati loro a chiedermi di poter andare per la loro strada e provare a fare cose un po’ più pop rispetto al percorso nella dance che ci eravamo scelti. Gli ho risposto che non condividevo la scelta, ma che, avendo già un mio progetto solista, trovavo giusto realizzassero il loro. D’altronde, lavorando tutti e tre nella stessa ‘factory’, eravamo diventati un gruppo senza esserci realmente scelti".

Nel 2000 ha suonato al Dodger Stadium, ma papà s’è reso conto che ce l’aveva fatta solo tre anni dopo, quando l’ha vista a Sanremo.

"Da padre, lo capisco. Voleva per me un futuro solido e all’inizio non era facile capire cosa stesse accadendo. Però il suo sostegno non me l’ha mai fatto mancare, tant’è che il primo giradischi me l’ha regalato lui".

A proposito di Festival, lei ha un punto in comune con Annalisa: nel caso la carriera musicale non fosse andata come sperato, avreste potuto entrambi trovare il vostro Piano B nella fisica.

"Vero. Anche se nel mio caso avrebbe dovuto essere il Piano A. Non ero per niente sicuro di riuscire a fare il deejay, per questo m’ero buttato nello studio della materia che m’affascinava di più. L’idea di poter studiare l’universo partendo dall’infinitamente piccolo mi aveva conquistato grazie a una visita al Cern di Ginevra fatta ai tempi del liceo scientifico".

Dal sincrotrone al “Tomorrowland” il passo è lungo.

"Già. Rimango, però, un appassionato di scienza che guarda documentari, legge riviste, e continua ad informarsi come può sulle conquiste dell’uomo".

Un grande del passato da far cantare in un suo pezzo utilizzando l’intelligenza artificiale?

"Franco Battiato. Essendo uno dei miei cantautori preferiti, ai tempi degli Eiffel l’avevamo addirittura convolto in un nostro brano, quella ‘80’s Star’ che utilizzava un campionamento di ‘Centro di gravità permanente’. Battiato appariva addirittura nel videoclip animato".

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