Quelle carte sconosciute su ebrei e leggi razziali

L’Archivio di Stato rivela documenti d’epoca di ANNA MANGIAROTTI

Persecuzioni ebrei

Milano, 10 febbraio 2016 - Scade l’obbligo della riservatezza per i documenti riguardanti gli Ebrei milanesi nel periodo delle leggi razziali fasciste. E si può dare pubblicità ai fascicoli conservati dagli anni Ottanta nell’Archivio di Stato, con i pareri formulati da Carabinieri, Questura e Prefettura, e inviati al Ministero dell’Interno affinché fosse accolta o no l’istanza di «discriminazione» di un individuo di razza ebraica. Bizzarro paradosso giuridico: essere «discriminato» significava sottrarsi al rigore della legislazione antisemita che vietava, tra l’altro, di lavorare per banche e assicurazioni, e contrarre matrimonio con italiani.

Considerati da Alba Osimo, docente di archivistica e paleografia, con dedizione più che professionale, circa seimila casi. Ne segnala alcuni. Per l’ebrea Alice Weiss - nata a Trieste nel 1895, residente a Milano, coniugata con l’ariano e cattolico dottore in chimica Albano Milani Comparetti - i Carabinieri sono disposti ad applicare il principio delle pari opportunità: il tenente colonnello Raffaele Galleani giudica i meriti umanitari della volontaria nella Croce Rossa Italiana durante la Grande Guerra equivalenti ai meriti militari che la donna evidentemente non può possedere, e per i quali può essere concessa la discriminazione. Invece, il prefetto Marzano esprime parere contrario. Eppure sua moglie gli aveva mostrato una lettera speditale a tale scopo da Firenze, alla vigilia del Natale del ‘38, dalla contessa Beatrice Pandolfini Corsini: «Sono faccende che devono avere il loro corso e non c’è raccomandazione che tenga, ma i genitori di Albano Milani e suoceri della signora Alice erano persone degne di fede e dell’amicizia che la Firenze colta portava loro... e la brava gente è tale in tutte le razze!».

Suocero della Weiss, «il prof. Milani, celebre archeologo». Più noto al pubblico sarà, dei tre figli della signora, elencati nel dossier «tutti di buona condotta» come la madre, quello nato il 26-5-1923: Lorenzo, proprio il futuro don Milani che nel 1967 indirizzerà dalla scuola di Barbiana la «Lettera a una professoressa». Come si concludano gli iter burocratici per lo più non è dato sapere. Ma anche ulteriori interrogativi permangono: perché Edgard Ancona è discriminato grazie ai meriti del nonno volontario garibaldino e non lo è Guido Coen Sacerdoti che ugualmente li può vantare? Chiaro, il riconoscimento delle «benemerenze eccezionali» dell’ingegner Giuseppe De Benedetti, con la raccomandazione del senatore Agnelli. E neppure sorprende che uomini e donne in circostanze precarie continuino a chiedere il privilegio di non essere considerati ebrei. L’avevano accordata i duchi d’Este nel 1458 alla famiglia di Aldo Raffaele Norsa: nel ‘39 è discriminato, rientrando dall’Egitto per arruolarsi, ma nel ‘41 risulta comunque appartenente alla razza ebraica. «Non appartenente», si ostina Pietro Pangrazi a supplicare per il proprio figlio Franco. Quale sorte attende il «bambino in oggetto»? Di sicuro, sono pochi coloro che gli accertamenti indicano emigrati a New York o in Palestina. Tutti attaccati all’Italia. Non capiscono cosa sta accadendo? Casomai, «la più ottusa incomprensione di fronte agli eventi politici et storici in corso» è riferita alla congenita avversione per ogni sentimento nazionale dei non pochi ebrei che il ministro dell’Interno Buffarini, in un telegramma del ‘41, propone di inviare ai campi di concentramento.

Sterminato campo d’indagine. O, semplicemente: «Siamo di fronte alla banalità del male», dichiara il neo direttore dell’Archivio di Stato di Milano, Benedetto Luigi Compagnoni, citando Hannah Arendt, e annunciando la mostra «Gli ebrei a Milano. Le leggi razziali nei documenti conservati all’Archivio di Stato di Milano (1938-1945)».Galleria di nomi noti anche attraverso racconti cinematografici, come Finzi Contini, o inedite informazioni su agenti segreti e «la vera eminenza grigia del giudaismo massonico«. Comunque, memorie da ritrovare. Di una delle cicliche epoche di confusione e disperdimento che possono produrre, direbbe Manzoni, fatti assurdissimi e atrocissimi.