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Cultura e Spettacoli

Cercare talenti nel nome di Mormone: "La musica classica accoglie tutti"

Enrica Ciccarelli, pianista e vedova del fondatore della Società dei Concerti che gli dedica un concorso "Siamo stati tutti giovani pieni di sogni. Per ascoltare non serve l’abito da sera, basta essere curiosi".

Enrica Ciccarelli, pianista e vedova del fondatore della Società dei Concerti che gli dedica un concorso "Siamo stati tutti giovani pieni di sogni. Per ascoltare non serve l’abito da sera, basta essere curiosi".

Enrica Ciccarelli, pianista e vedova del fondatore della Società dei Concerti che gli dedica un concorso "Siamo stati tutti giovani pieni di sogni. Per ascoltare non serve l’abito da sera, basta essere curiosi".

È il 1983 quando Antonio Mormone fonda la Società dei Concerti di Milano, di cui sarà presidente fino al 2017, anno della sua scomparsa. Un’intuizione importante per la nostra città e non solo. Mormone, amministratore delegato di Comabras e successivamente presidente di Contact Italia, ama la poesia, la filosofia – è stato allievo di Benedetto Croce – la musica classica, il pianoforte. Un insieme di passioni che lo portano a diventare uno dei maggiori “talent scout“ in Europa. Fra le sue scoperte Evgeny Kissin, Maxim Vengerov, Vadim Repim, Grygory Sokolov, Beatrice Rana. Alla sua memoria la Fondazione Società dei Concerti, oggi diretta da Enrica Ciccarelli Mormone e che ha tra le sue missioni anche quella di portare la grande musica nelle periferie di Milano e in altre città lombarde, ha dedicato il concorso internazionale Antonio Mormone, che si conclude a giugno 2025 con l’esibizione dei finalisti alla Scala. Pianista, moglie del fondatore della Società dei Concerti, Enrica Ciccarelli Mormone ci racconta qui i suoi sogni musicali per il nuovo anno.

Presidente, che senso ha oggi un nuovo concorso? "È più che mai necessario promuovere e sostenere i giovani talenti. Siamo stati tutti giovani musicisti, con mille sacrifici e milioni di sogni; oggi come allora, e sarà così anche in futuro, come è stato nei secoli passati con i mecenati, i principi, la grande borghesia o la Chiesa, ogni musicista ha bisogno di essere amorevolmente e concretamente sostenuto per consentirgli di far “fuoriuscire“ il suo talento. Il Premio Antonio Mormone rimane a mio avviso un’utile, concreta vetrina internazionale per i giovani e per la città; e poi non è un concorso tradizionale, bisogna guardarlo e parlarne con spirito nuovo per via del suo processo unico. Milano e la Lombardia ne sono, per quell’apertura e quell’operosità che caratterizzano il loro dna, la sede più appropriata".

Come si riesce oggi, nell’era digitale, a proporre nuovi musicisti? "Con impegno, passione, competenza artistica e organizzativa; vorrei dire anche con un pizzico di follia, che dà quell’adrenalina che ci consente di affrontare le curve di uno slalom difficilissimo tra mille difficoltà presenti nel mondo culturale e imprenditoriale".

Come riuscite a invitare un nuovo pubblico? "Chi guida una realtà culturale è di fatto un imprenditore. Non dobbiamo dimenticare che il fattore manageriale è fondamentale. Io mi sento oggi un imprenditore musicista e cerco nella mia vita di dare spazio a queste due facce. Quindi per rispondere alla sua domanda stiamo mettendo in atto diverse strategie per aprirci a nuove fette di pubblico. Certamente il principale obiettivo è far comprendere che la musica è bellezza, emozioni, opportunità alla portata di tutti. Non è necessario essere Einstein per ascoltare una sinfonia dí Beethoven, né possedere un abito da sera per assistere a un concerto. È fondamentale però, essere curiosi. Andiamo a scoprire l’emozione di un notturno di Chopin per pianoforte suonato da un giovanissimo interprete o i brividi che mi fanno venire la pelle d’oca all’ascolto dei leggendari Kissin e Sokolov... Beh, la classica sa davvero essere moderna, anzi contemporanea".

Cosa significa portarla in luoghi più periferici? "Trovo sia un’ottima cosa e giusta. La classica è inclusione, ed è uno dei più potenti mezzi per abbattere le barriere. Nessun classismo: la classica accoglie, e noi come fondazione diffondiamo cultura. Quindi la nostra attività arriva in periferia, nelle scuole, nelle Rsa, in molte cittadine più piccole: raggiungiamo ben nove province lombarde".

Secondo lei perché in Italia si ascolta meno musica classica che in altri Paesi europei? "Dovremmo essere tutti, partendo da chi fa politica, più consapevoli del nostro patrimonio, delle nostre capacità, delle nostre ricchezze culturali e delle grandi professionalità che l’Italia ha. Dovremmo ascoltare e saper ascoltare, una sinfonia di Mozart e chi la propone".

Quali suggerimento darebbe a giovani che si vogliono accostare alla classica? "Chiederei loro: Siete pronti per un’avventura senza fine? Venite ai concerti di musica classica. Non ve ne pentirete".