
Ragazzi seduti su un muretto
Milano – Qualcosa si muove: la Lombardia è già ampiamente sotto il target del 9% di giovani che lasciano la scuola prima del tempo, da raggiungere entro il 2030 secondo l’agenza europea. Nel 2024, a livello regionale, gli abbandoni sono stati il 7,7%, sotto il target e sotto la media nazionale del 9,8%. Chiaro che, in valore assoluto, si tratta comunque di numeri altissimi: applicando la percentuale solo ai 390mila studenti delle superiori lombarde, parliamo di oltre 30mila studenti che, ogni anno abbandonano il percorso di studi e finiscono spesso col diventare Neet, giovani che non studiano e non lavorano.
Come evidenzia OpenPolis - con i bambini, che ha analizzato il fenomeno nella sua complessità, il dato 2024 si inserisce in un percorso di miglioramento che prosegue da oltre un decennio, ma la tendenza positiva non deve far trascurare alcune delle contraddizioni di fondo su cui resta urgente intervenire. La dispersione scolastica è un fenomeno multifattoriale: la percentuale di abbandoni descrive solo una parte del fenomeno, quella emersa e più visibile, relativa alle ragazze e ragazzi che lasciano la scuola con al massimo la licenza media.
Tutta un’altra storia sono gli indicatori di dispersione implicita, ovvero giovani che completano la scuola senza però le competenze adeguate. Questi restano, infatti, su livelli ancora alti in base ai risultati delle ultime prove Invalsi. Tra le 10 città capoluogo italiane con la percentuale maggiore di studenti al livello più basso in italiano, secondo le prove Invalsi (terza media), c’è, ad esempio, Brescia, con ben il 19,2%. Alta la percentuale anche di Mantova (14,22%), così come si confermano sopra il 10% Bergamo, Como, Cremona, Lecco, Monza. Spesso i risultati di chi vive in provincia sono peggiori di quelli degli studenti delle scuole del capoluogo: succede, ad esempio, a Como, Lodi, Pavia.
Nel caso di Brescia e Milano, invece, le competenze in italiano sono più inadeguate per le scuole di città. Un basso rendimento a scuola non spiega né tantomeno coincide con l’abbandono precoce, ma può essere un primo segnale su cui ragionare, perché un livello di apprendimento totalmente inadeguato rientra tra i segnali di dispersione implicita, che non si realizza con l’abbandono vero e proprio della scuola, ma con il raggiungimento di un titolo di studio che non corrisponde alle reali competenze. Un aspetto non secondario, questo, considerando che oggi, la principale criticità del mondo del lavoro è proprio di trovare personale qualificato: una sfida, quindi, che non riguarda solo la scuola, ma coinvolge tutti.