
La prima segnalazione via email sulle “onerose richieste” del funzionario Michele Caliendo per la realizzazione del campo sportivo riguardava il carcere di Pavia (nella foto)
MILANO – Una email, arrivata il 29 marzo 2024 alla segreteria del Provveditorato regionale del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, proveniente da un indirizzo temporaneo e privo di firma, denunciava le “onerose richieste” che Michele Caliendo, funzionario dell’ufficio e direttore dei lavori per la realizzazione del campo sportivo nel carcere di Pavia, avrebbe rivolto alla società Lucon Sport Srl. Pranzi e regali offerti, protestava il mittente, non sarebbero stati sufficienti a “chiudere un lavoro così semplice”. Poi era arrivata una segnalazione del direttore del carcere di Pavia, sulla “sostanziale inutilizzabilità del campo sportivo e la mancanza di sicurezza”. Irregolarità che riguarderebbero anche il campo del penitenziario di Como realizzato, secondo le accuse, con costi gonfiati. Segnalazioni inoltrate dal Provveditorato alla Procura di Milano, alle radici di indagini affidate alla Guardia di finanza sfociate ieri in acquisizioni di documenti negli uffici del Provveditorato e del ministero della Giustizia.
Secondo i pm Giovanna Cavalleri e Giancarla Serafini, si legge nel decreto di perquisizione eseguito ieri dalla Gdf, emerge un “sistema di diffusa opacità e idoneo a favorire una gestione clientelare degli affidamenti, con il conseguente diffondersi di irregolarità nei lavori appaltati” nelle carceri di Pavia, Como, Brescia, Monza, Opera e San Vittore. L’ingegnere Caliendo, secondo le accuse, ricevendo “doni, promesse e collusioni turbava diverse gare d’appalto per lavori pubblici”, assegnati sempre alle stesse imprese. Sono indagati per falso ideologico anche Roberto Lucon, rappresentante legale della Lucon Sport, ed Enrico Trocino, responsabile unico del procedimento (Rup) per le opere del campo di calcio nel carcere di Como ed ex funzionario del Provveditorato lombardo.
Gli accertamenti hanno riguardato, per ora, 11 procedure di affidamento a patire dal 2021. In dieci casi era stato fatto ricorso all’affidamento diretto o a procedure negoziate, che “escludevano del tutto o limitavano fortemente la libera presentazione delle offerte da parte di operatori economici diversi da quelli predeterminati dalla stazione appaltante”. Gare cucite su misura, tanto che in caso erano stati coinvolti formalmente 40 operatori ma con “criteri tali da scongiurare l’eventuale presentazione delle offerte”. E infatti nessuno si era fatto avanti. Nelle gare Caliendo (poi rimosso dall’incarico) rivestiva il ruolo di direttore tecnico, direttore dei lavori o Rup. Nel caso dei lavori a Como, i costi sarebbero stati gonfiati per un totale di 15mila euro, anche attraverso “sabbia per scavi acquistata in quantità del tutto sproporzionata”.