Saluti romani e bandiere al cimitero di Cremona: una ventina di nostalgici per i morti della Rsi

Il sindaco Galimberti aveva vietato la messa al campo ma il gruppo guidato da Gian Alberto D’Angelo ha commemorato i caduti della Repubblica di Salò

Saluto romano alla tomba di Farinacci (foto di archivio)

Saluto romano alla tomba di Farinacci (foto di archivio)

Cremona – Cimitero presidiato dalle forze dell’ordine, a Cremona, per la commemorazione di Benito Mussolini, Roberto Farinacci e dei caduti cremonesi e italiani della Repubblica di Salò. Una commemorazione con simboli e gestualità fasciste che non avrebbe dovuto tenersi: il sindaco Gianluca Galimberti nei giorni scorsi aveva negato, con un’ordinanza, lo svolgimento della messa al campo. A chiedere l’autorizzazione, negata appunto, era stato Gian Alberto D’Angelo, portavoce del Comitato onoranze caduti cremonesi della Repubblica Sociale Italiana.

Nella lettera con cui aveva detto “no”, Galimberti aveva anche ricordato che sono vietate la manifestazione di gesti, l’esibizione di inni e canti e l’esposizione di simboli che costituiscano apologia del fascismo, essendo questo un reato previsto dalla legge italiana.

Tutto inutile perché, come da tradizione, saluti romani e bandiere non sono mancati questa mattina. Poco meno di una ventina i nostalgici presenti al cimitero di Cremona, che sono stati scortati dalle forze dell’ordine anche durante il corteo guidato da Gian Alberto D'Angelo. “Il governo - ha detto d'Angelo - ci ha raccontato che il 25 Aprile deve essere la festa di tutti e della libertà comune. E che tutti gli italiani sono antifascisti. Delirante. Noi non ci identifichiamo nel loro modo di essere italiani. Noi siamo apostoli del fascismo e crediamo nelle nostre splendide idee. La verità, camerati, voi la conoscete: la libertà e la democrazia di cui parlano sono state imposte con fucilazioni di massa”. Particolarmente duro il messaggio rivolto al sindaco della città lombarda, Gianluca Galimberti, colpevole nell'ottica dei nostalgici di aver vietato la manifestazione. “Ognuno di noi - ha alzato la voce D'Angelo - preferirebbe farsi amputare la mano destra piuttosto che stringerla, in segno di pace, al sindaco Galimberti, che da dieci anni ci discrimina”.