DANIELE RESCAGLIO
Cronaca

Karim, il 16enne arrivato solo dall’Egitto e annegato nell’Adda. Il sindaco di Cremona: “Non eri un numero, eri un ragazzo”

Il sindaco Andrea Virgilio aveva seguito la presa in carico del giovane migrante in Italia. Giovedì la tragedia a Merlino, nel Lodigiano

Andrea Virgilio, sindaco di Cremona, addolorato per la morte del giovane egiziano

Andrea Virgilio, sindaco di Cremona, addolorato per la morte del giovane egiziano

“Karim non era un numero. Non era un problema. Era un ragazzo. Ed è questo in fondo ciò che conta”. Il sindaco di Cremona Andrea Virgilio chiude così un lungo post sulla sua bacheca Facebook dedicato a Karim Hamed Mandi, il sedicenne egiziano morto annegato giovedì nell’Adda a Merlino, nel Lodigiano.

Karim era un “figlio” del sindaco: la sua condizione di minore non accompagnato era stata presa in carico a febbraio dal Comune di Cremona e poi dalla Cascina Fornace di Spino d’Adda, comunità gestita da Cooperativa Arci Porto Sicuro. “Si chiamava Karim. Aveva sedici anni, veniva dall’Egitto, ed era arrivato a Cremona solo. A febbraio si era presentato spontaneamente ai carabinieri: nessun adulto al fianco, nessun parente. Solo la sua voce a raccontare di essere privo di supporto, morale o materiale”, scrive Virgilio fino al tragico epilogo.

“Una fatalità che lascia senza parole chi lo aveva seguito e accolto, chi aveva iniziato a costruire con lui un nuovo inizio. Accanto al dolore di chi lo conosceva c’è anche quello della famiglia lontana migliaia di chilometri. Un telefono che squilla e una voce che comunica l’irreparabile. Nessun volto, nessun abbraccio, solo parole difficili da tradurre. È anche in queste situazioni che si misura la fatica immensa e silenziosa del lavoro degli operatori sociali”.

Cremona ospita ogni anno l’arrivo di centinaia di minori non accompagnati. “Karim era uno dei tanti ragazzi che arrivano in Italia con un bagaglio di traumi, domande e speranze. Era uno di quei minori che non chiedono privilegi ma opportunità. E che spesso trovano una rete di adulti pronti ad accoglierli, anche quando il sistema fatica a reggere. La sua morte è una ferita vera, il dolore autentico. Non ha bisogno di clamore, solo di rispetto e consapevolezza”.