Uccise il papà dell’ex, pena ribadita. Sì al percorso di giustizia riparativa

In Appello accolta l’istanza della difesa, con il no dei familiari della vittima

La Corte d’Assise d’Appello di Brescia ha confermato la condanna a 23 anni per Hamadi El Makkaoui, il 24enne marocchino, con famiglia a Castelli Calepio, per l’omicidio dell’imprenditore Anselmo Campa, 56 anni, nel suo appartamento di via Nembrini, a Grumello del Monte, il 19 aprile 2022. L’imputato, ex fidanzato della figlia della vittima, quella sera colpì l’imprenditore a martellate in testa. El Makkaoui pretendeva 500 euro per un’auto che aveva contribuito a pagare e che la vittima aveva venduto, dopo la fine della relazione del giovane con la figlia. Quei soldi erano un acconto dei seimila euro che l’imputato ha sostenuto di aver dato a rate per l’auto acquistata dall’uomo ma che lui utilizzava. Al no di Campa, litigarono e lui lo colpì più volte in testa col martello.

Federica Campa, sua madre Sara Belotti per conto della sorellina che oggi ha 14 anni, la nonna Maddalena Bellini e la zia Donatella Campa, su richiesta dei difensori dell’imputato, Robert Ranieli e Giorgio Conti, sono state interpellate sulla disponibilità a un percorso di giustizia riparativa. I familiari hanno detto no. El Makkaoui era stato accolto come un figlio dalla famiglia della vittima che gli aveva anche trovato un posto di lavoro all’interno della sua ditta.

Con il parere positivo del sostituto procuratore generale Cristina Bertotti, la Corte d’Assise (presidente Claudio Mazza) ha comunque accolto l’istanza: il percorso di giustizia riparativa sarà intrapreso in un Centro del comune di Milano, con operatori che tenteranno di nuovo la mediazione con la famiglia della vittima. Se questo non sarà possibile, la Corte ha già anticipato la possibilità che il cammino possa compiersi anche tra l’imputato e una persona a-specifica, cioè non direttamente i familiari della vittima.

Altro punto toccato in Appello, l’aggravante dei futili motivi, riconosciuta in primo grado in un rapporto di equivalenza con le attenuanti generiche (il ragazzo era incensurato, ha confessato e collaborato durante le indagini). La difesa ha chiesto di farla cadere e di considerare le attenuanti equivalenti, ma il tribunale non ha accolto le richieste e ha confermato la sentenza di primo grado.

Francesco Donadoni