Traffico di carne e salumi tra Como e la Svizzera: ko la banda della fettina

Sotto accusa due auto trasportatori e tredici esercenti del Canton Ticino: tonnellate di alimentari varcavano il confine senza alcuna autorizzazione

Nel mirino carne fresca e salumi

Nel mirino carne fresca e salumi

Como, 13 gennaio 2020 - L’hanno soprannominata la “banda della fettina” e per sgominarla è stata necessaria un’indagine molto articolata, di quelle che in Italia sono destinate a mettere fuori gioco le bande legate alla criminalità organizzata. Del resto i metodi utilizzati da ristoratori ed esercizi pubblici ticinesi per importare illegalmente la carne dal nostro Paese e rivenderla in Svizzera non erano molto diversi: ordini che venivano fatti via telefono utilizzando messaggi in codice, merce consegnata di nascosto e pagamento in contanti alla consegna, senza il rilascio di alcun documento fiscale. Abbastanza per mobilitare gli agenti dell’Amministrazione federale delle dogane che hanno inchiodato i titolari di tredici esercizi commerciali e altre due persone che si occupavano del trasporto tutti accusati, a vario titolo, di aver ordinato, ricevuto e smerciato tra il 2016 e il 2017 oltre due tonnellate di carne fresca, prosciutti e salami ai quali vanno aggiunti 120 litri di olio d’oliva e 75 litri di limoncello. Il motivo è semplice, in Svizzera gli stipendi a parità di mansione sono anche il triplo di quelli italiani, ma il costo della vita è commisurato: un chilo di girello di manzo varia tra i 55 e i 90 franchi (da 50 a 83 euro) mentre il filetto e la tagliata possono tranquillamente superare i 100 euro il chilo.

E siccome anche agli svizzeri piace trattarsi bene a tavola per la banda della fettina è bastato mettere in piedi il sistema per fare affari d’oro. Ogni volta che ce n’era bisogno ristoratori e macellai contattavano via cellulare il trasportatore che poi, visto il volume degli affari, aveva addirittura assoldato un aiutante che si spostava con lui, guidando un altro mezzo e lo precedeva avvisandolo in caso di controlli. Per evitare di passare dalla dogana i due si muovevano lungo i valichi incustoditi lungo la fascia di confine tra Como e Chiasso. In più per non dare nell’occhio carne, prosciutti e salami non venivano trasportati in camion frigo, ma in auto private senza alcuna precauzione dal punto di vista igienico. Questo è uno dei sette capi di accusa addebitati ai responsabili della banda, accusati anche di contrabbando ed evasione di tributi per circa 40mila franchi (38mila euro). Se la sono cavata con una multa salata altri cinque esercenti accusati di ricettazione.

Non è la prima volta che succede, anzi da questo punto di vista i sequestri di generi alimentari lungo la fascia di confine sono abbastanza frequenti. Il 17 luglio scorso l’Amministrazione federale delle dogane sul passo dello Spluga aveva fermato un cinquantaduenne italiano che aveva passato il confine con 139 chili di carne, 16 chili di formaggio e liquori per un valore di diverse migliaia di franchi. Naturalmente tutta la merce gli fu confiscata e si ritrovò a pagare una multa da diverse migliaia di franchi. È invece stata denunciata una camerunese residente in Svizzera fermata mesi fa all’aeroporto di Zurigo con carne di serpente e pangolino nascosta nella valigia. La donna dichiarò che la carne proveniva dal Camerun e che era destinata all’uso personale.