Lurate Caccivio, in chiesa con la tessera fedeltà

Sacramenti ai bimbi solo con almeno due terzi dei bollini. Il don si difende: "Come lo sport. Niente allenamento, niente partita"

Don Angelo Fontana

Don Angelo Fontana

Lurate Caccivio (Como), 3 ottobre 2018 - In paradiso sì, ma con la tessera a punti. Ha creato parecchia agitazione e qualche sarcasmo, soprattutto fra i genitori dei piccoli che seguono le attività della parrocchia di Lurate Caccivio, l’idea del curato don Angelo Fontana di combattere la dispersione dal catechismo con una tessera per fidelizzare i bimbi più bravi: solo chi frequenterà i due terzi delle attività della parrocchia potrà accedere ai sacramenti. I bambini forse l’hanno presa come un gioco, ma non mamme e papà che si sono scatenati in una serie di polemiche che ovviamente sono finite nel tritacarne social. In pratica i bimbi devono presentare una tessera piuttosto ingombrante ogni volta che seguono la messa. Al termine della funzione otterranno un timbro, così come alle lezioni di catechismo. Timbro dopo timbro, chi non avrà collezionato almeno i due terzi delle presenze non potrà iscriversi alla catechesi, né soprattutto accedere ai sacramenti. Vietata anche la cresima. Don Angelo Fontana, sorpreso per il clamore e la valanga di critiche - specie sul web -, difende la sua idea.

«Questa tessera vuole aiutare i ragazzi ad avvicinarsi alla parrocchia attraverso il gioco – spiega il parroco –. Ma vale anche per i genitori, è un monito per stare vicino ai figli in un percorso così importante. Ci siamo resi conto che negli ultimi anni questa “alleanza educativa” è venuta meno e la Diocesi di Milano ha voluto puntare esattamente sul catecumenato e il coinvolgimento delle famiglie con l’educazione cristiana dei figli. Se qualcuno la vede solo come una cosa fiscale allora non andiamo più da nessuna parte. Si potrebbe imbrogliare tranquillamente, ma non è questo il punto. Chi pratica sport nelle squadre giovanili può comprendere il paragone: se uno non fa gli allenamenti, poi di solito non può giocare la partita». Chi difende il parroco sostiene che di iniziative come questa se ne organizzano un po’ in tutte le parrocchie, ma forse è stata proprio l’idea del bollino sulla tessera a non piacere.