Como – Ironia della sorte per una volta è la Svizzera ad essere dalla parte dei frontalieri contro l’Italia. Tutta colpa, o merito a seconda dei punti di vista, della ‘Tassa della salute’ o ‘tassa sanitaria’ che dir si voglia inserita nella legge di Bilancio 2024 e rimasta finora inapplicata perché gli svizzeri si rifiutano di fornire l’elenco dei lavoratori frontalieri soggetti d’imposta. È stata fumata nera anche al termine dell’ultimo incontro bilaterale che si è svolto a Roma il mese scorso, il rifiuto non è solo un favore ai frontalieri ma il tentativo di tutelare l’integrità dell’accordo siglato nel 2023 tra i due Paesi che tocca, oltre al lavoro, anche temi delicati dal punto di vista fiscale.
Non potendo acquisire gli elenchi dei lavoratori da Berna a Roma hanno deciso di aggirare l’ostacolo mettendo sotto pressione gli stessi frontalieri, attraverso un emendamento inserito nella legge di Bilancio, questa volta quella del 2025, che prevede la dichiarazione obbligatoria di tutti i soggetti interessati con la minaccia, nel caso in cui la dichiarazione venga omessa, di raddoppiare il prelievo.
In pratica i ‘vecchi frontalieri’, ovvero tutti gli italiani domiciliati nella zona di frontiera che esercitano un’attività di lavoro in Svizzera da prima del 17 luglio 2023 potrebbero vedersi chiedere fino a un massimo di 400 euro mensili, anziché i 200 euro individuati come tetto massimo della ‘tassa della salute’ che una volta applicata dovrebbe incidere tra il 3% e il 6% del reddito netto annuo. Il condizionale è d’obbligo perché la nuova gabella predisposta dallo Stato è però a vantaggio della sanità regionale, pensata per essere convertita in premi e incentivi destinati ai camici bianchi. In pratica ai lavoratori frontalieri che per trovare un’occupazione stabile sono stati costretti ad andarsene in Svizzera viene chiesto di fornire i fondi necessari per non indurre medici e infermieri a fare la loro stessa scelta. “L’accordo del 2020 ha mantenuto per i vecchi frontalieri il sistema dell’imposizione unica in Svizzera e non prevede che le autorità elvetiche ne forniscano i nominativi all’Italia – denunciano Angelo Orsenigo e Samuele Astuti, consiglieri regionali del Partito Democratico – ora si vorrebbe che fossero loro ad autodenunciarsi all’assessore Bertolaso per dare alla sanità lombarda le risorse che il governo non fornisce. Questa imposizione è in contrasto con l’accordo italo-svizzero del 2020, e rappresenta un aggravio ingiustificato per i lavoratori e i comuni. Chiediamo innanzitutto che questa norma venga soppressa e che la Regione esprima con forza il proprio dissenso”.
Si chiede alla Lombardia di intervenire per chiedere al Governo e al Parlamento di rispettare i patti assunti con le organizzazioni dei frontalieri che hanno sempre visto la nuova gabella come il fumo negli occhi.