Strage Piazza della Loggia. Dopo mezzo secolo centenari in Tribunale

Brescia, la lista dei testi depositata è di ben 180 persone

Strage Piazza della Loggia. Dopo mezzo secolo  centenari in Tribunale

Strage Piazza della Loggia. Dopo mezzo secolo centenari in Tribunale

Si preannuncia un processo “monstre”, in vista del quale il tribunale ha dovuto chiedere un paio di giudici di rinforzo, con una lista testi depositata di 180 persone - 52 da parte della procura, 15 dalle parti civili e ben 113 dalla difesa - tra cui gli ultranovantenni, per non dire i centenari, sono in numero consistente. E non è un caso, visto che sono passati 50 anni dai fatti. Domani, 29 febbraio, si aprirà davanti alla Corte d’assise presieduta da Roberto Spanò l’ennesimo processo per la strage di piazza Loggia, che il 28 maggio 1974 provocò otto morti e oltre cento feriti. Il diciassettesimo. La procura vuol chiudere i conti con i due presunti esecutori materiali : Roberto Zorzi, settantenne veronese ex militante di Ordine nuovo, da anni naturalizzato negli Usa, e il conterraneo allora sedicenne Marco Toffaloni, oggi cittadino svizzero, che affronterà il giudizio davanti al tribunale dei minorenni.

In Assise giovedì comparirà Zorzi, il marmista che si è rifatto una vita a Seattle da allevatore di dobermann (battezzando l’attività “Littorio”). La tesi di fondo della quarta istruttoria, maturata in stretta continuità con la sentenza Conforti che nel 2015 decretò la condanna all’ergastolo per l’ideologo della “strategia della tensione”, il leader di Ordine nuovo del Triveneto Carlo Maria Maggi (in foto, morto ai domiciliari, ndr) e l’ex spia del Sid Maurizio Tramonte (reduce da una richiesta di revisione bocciata), ha definito con più precisione il perimetro della strage. Arrivando a tratteggiare un asse tra destra eversiva, forze dell’ordine e servizi segreti deviati, esponenti della Nato favorevole a un colpo di Stato. Gli inquirenti sostengono che gli ordinovisti veneti e i camerati bresciani fossero legati, e tirano in ballo Zorzi, grande amico di Silvio Ferrari saltato per aria proprio mentre consegnava una bomba, il quale però si dice innocente. I testimoni in aula, molti di 90-100 anni, cercheranno di offrire un contributo alla verità giudiziaria. Il più anziano chiamato a deporre è il bresciano Giovanni Majorana, citato con riferimento al presunto covo di “Anno Zero”, dove il neofascista Ferrari e la superteste Ombretta Giacomazzi si sarebbero incontrati con i carabinieri per scopi loschi.

Poi c’è il veronese Antonio Barbato, 97 anni, militare dell’Arma: dovrà riferire su eventuali accessi di Ferrari e Giacomazzi al Comando militare, e ancora, il 92enne Lucio Inneco, generale di corpo d’armata, ex capo ufficio della Ftase-Nato a palazzo Carli a Verona. Forse sa qualcosa sugli affari torbidi del “deep State”.Beatrice Raspa