Strage di Erba, Olindo gioca l’ultima carta: in aula per chiedere nuove analisi

La difesa: "Udienza da annullare". I giudici si sono riservati una decisione

Olindo Romano

Olindo Romano

Como, 4 febbraio 2020 - «Sì, mi ricordo di questo posto….". Invecchiato, capelli brizzolati e rasati, la sua corporatura tarchiata e sempre imponente con indosso una camicia scozzese e un giubbetto smanicato. Appena entrato nell’aula in cui nel 2008 ha vissuto undici mesi di processo di primo grado, Olindo Romano ha pronunciato solo poche parole, prima di prendere posto nella gabbia in cui all’epoca, a differenza di ieri, c’era anche sua moglie Rosa Bazzi.

La donna, condannata come lui all’ergastolo per la strage di via Diaz a Erba dell’11 dicembre 2006 - in cui furono uccise quattro persone, e una rimase gravemente ferita - ha rinunciato a presenziare all’udienza che si è svolta ieri, davanti alla Corte d’Assise di Como, in cui gli avvocati Fabio Schembri, Luisa Bordeaux e Nico D’Ascola, chiedevano l’analisi di reperti a loro dire mai esaminati, trovati sul luogo del delitto. Tra questi, come hanno sottolineato i pubblici ministeri Massimo Astori e Mariano Fadda, nel motivare la loro opposizione, un telefono palesemente appartenuto a una delle vittima, Raffaella Castagna, e successivamente sconosciuto dal marito Azouz Marzouk. I legali hanno chiesto la nullità dell’udienza che sarebbe dovuta essere pubblica, contrariamente a quanto deciso dalla Corte. Tutte richieste su cui i giudici si sono riservati.