Siccità in Lombardia e fiumi come pietraie. Il geologo: "Riserve idriche dimezzate"

È sempre più preoccupante la situazione dei laghi e dei fiumi lombardi. L’allarme degli esperti: "Le sorgenti sono a secco"

Un fiume in secca in provincia di Sondrio

Un fiume in secca in provincia di Sondrio

È sempre più preoccupante la situazione dei laghi e dei fiumi Lombardi, ormai in cronica carenza d’acqua ormai da un anno. "A fine gennaio le riserve di acqua, in Lombardia erano di circa il 45% in meno rispetto alla media tra il 2006 e il 2020, il livello dei laghi era inferiore di poco più del 50%", spiega Roberto Perotti, il presidente dell’Ordine dei geologi della Lombardia.

"Alcune sorgenti della bergamasca per esempio sono risultate asciutte, ma non per il gelo, bensì per l’assenza di ricarica sotterranea. La Pianura Padana ha una falda particolarmente ricca, ma se le precipitazioni piovose dello scorso anno sono state scarse e quelle nevose di quest’inverno particolarmente assenti o limitate ci troveremo di fronte forti criticità idriche anche del bacino idrico sotterraneo".

L’esempio è quel che sta accadendo lungo il corso del fiume Lambro a Erba, ridotto a una pietraia insieme ai suoi affluenti i torrenti Ravella, Bova e Bevera. "La condizione del Lambro e dei torrenti è ancora preoccupante, poiché le portate sono minime. C’è presenza di acqua, comunque poca, nei tratti montani e naturali dei due torrenti, mentre nelle parti che hanno subìto artificializzazione l’acqua è ancor più scarsa se non del tutto assente", spiega Roberto Fumagalli, del Circolo Ambiente "Ilaria Alpi".

"Nella zona di Scarenna, tra Asso e Canzo, il livello del Lambro misura pochi centimetri, la stessa cosa accade a Erba sul torrente Bova. Il Lambrone sempre a Erba prima dell’immissione nel lago di Pusiano, praticamente è asciutto, solo a Merone, dopo l’uscita dal lago di Pusiano tramite il Cavo Diotti, il Lambro riprende un po’ di vigore, in virtù appunto alla regolazione della diga". Secondo gli ambientalisti non è solo la siccità che sta uccidendo i fiumi, ma anche la cementificazione dei loro alvei. "Dove il loro corso è lasciato naturale riescono a mantenere un minimo di presenza d’acqua che invece scompare dov’è intervenuta la mano dell’uomo".