Rapina alla sala slot: fuga di dieci chilometri da Mariano Comense a Besana Brianza

Coppia di banditi bloccata dai carabinieri: erano scappati con un bottino di 1.700 euro. Il centro scommesse era stato preso d’assalto un mese e mezzo fa

Carabinieri (Archivio)

Carabinieri (Archivio)

Mariano Comense, 30 aprile 2024 – Con i 1.700 euro rapinati alla sala slot di Mariano Comense sono arrivati fino a Besana Brianza. Una decina di chilometri in auto tagliando la Brianza fino a incrociare una pattuglia dei carabinieri, che li ha fermati e arrestati. È finito così il colpo messo a segno domenica alle 20.40 alla sala scommesse Las Vegas di via Como, dove due uomini con il volto coperto e armati di pistola si sono fatti consegnare l’incasso per poi fuggire.

Gli arrestati

L’allarme subito diramato ha consentito ai carabinieri del Nucleo Operativo di Merate di intercettare l’auto e bloccarla, arrestando i due occupanti: un italiano già noto e un albanese incensurato. Con loro avevano due pistole, una vera e l’altra un modello giocattolo modificato per renderlo simile a un’arma vera, nonché il bottino, interamente recuperato.

Ora i due sono a disposizione del gip di Monza, che dovrà interrogarli ed eventualmente convalidare l’arresto. Subito dopo il loro fascicolo sarà trasmesso alla Procura di Como per competenza territoriale, in quanto luogo dove è stato commesso il reato. La stessa sala slot di via Como era stata rapinata con modalità del tutto simili la sera del 12 marzo quando due uomini – come questa volta entrambi a volto coperto e armati di pistola – avevano fatto irruzione per poi fuggire con un bottino di seimila euro.

Le indagini erano state avviate dai carabinieri della tenenza di Mariano Comense. Ora, viste le tante similitudini con la rapina di domenica sera, non è escluso che si cercherà di capire se anche quel colpo possa essere messo in relazione con gli attuali arrestati.

Il precedente

Inoltre la stessa sala slot, che negli anni ha cambiato nome e gestione, nel febbraio 2014 era stata derubata: per entrare i ladri avevano spaccato una vetrina, e uno di loro era rimasto ferito.

I carabinieri avevano repertato e inviato al Reparto indagini scientifiche dell’Arma il Dna, che a febbraio, quindi esattamente dieci anni dopo l’assalto, ha identificato uno dei responsabili.

Il suo profilo genetico era infatti stato inserito nella banca dati, che viene costantemente aggiornata man mano che i soggetti vengono arrestati, fino a ottenere il riscontro positivo che aveva consentito di dare nome e cognome a uno dei ricercati.