Pestaggi, rapine e furti a raffica Smascherata la baby gang dei 19

Identificato dai carabinieri il gruppo in azione tra Cantù e Como: 5 diciottenni, gli altri minori di 16 e 17 anni

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di Paola Pioppi

Una scia di aggressioni, pestaggi, furti e rapine iniziati a dicembre, i primi avvenuti nella zona di Cantù, per poi spostarsi a Como e in altre zone della provincia. Episodi simili, commessi soprattutto nei confronti di ragazzi minorenni o studenti, e solo occasionalmente verso adulti. I carabinieri di Cantù, poco alla volta, hanno identificato un gruppo di 19 ragazzi, cinque diciottenni e il resto minori di età compresa tra i 16 e 17 anni, che sarebbero autori di questi episodi, man mano denunciati. Gli vengono attribuiti almeno quindici episodi tra furti, rapine e aggressioni fisiche, ma i carabinieri stanno cercando di capire se il numero è più elevato. In ogni circostanza, gli aggressori erano riuniti in piccoli gruppetti, due o quattro al massimo, con composizioni sempre variabili.

I bottini sono denaro, telefoni, capi di abbigliamento, ma più volte le vittime sono state accerchiate e picchiate, come avvenuto nei giorni scorsi a uno studente del Setificio, o a un autista di bus che aveva ripreso alcuni di questi giovani che stavano creando trambusto, finendo con la mascella spaccata da un pugno. I punti di ritrovo di alcuni di questi ragazzi vanno dai portici Plinio di Como, fino ai luoghi di aggregazione sparpagliati sul territorio. Si tratta di un fenomeno per il quale mercoledì il Prefetto Andrea Polichetti ha voluto tenere una riunione tecnica di coordinamento dei responsabili provinciali delle forze di polizia, che ha coinvolto anche il sindaco di Cantù, per mettere a fuoco l’attuale situazione di disagio legata a questi episodi, ma anche per concordare una intensificazione dei servizi di controllo. "Si tratta di un fenomeno che non è solo canturino - ha osservato il Prefetto - e che è purtroppo assai diffuso, anche se spesso la rilevanza attribuita dai social network supera l’entità delle denunce. Tuttavia, per le sue svariate implicazioni, per l’effetto imitativo che può comportare e per il coinvolgimento di minori, sia quali autori che quali vittime di reati, esso non va assolutamente sottovalutato, ma monitorato e contrastato con risposte robuste e di lungo periodo".