Omicidio di Veniano, la versione del killer: "Non volevo ucciderlo, mi sono difeso"

L'interrogatorio di Gabriele Luraschi, l’uomo di 47 anni di Fenegrò arrestato per l’omicidio di Hans Junior Krupe

Rilievi sul luogo dove è morto il ragazzo

Rilievi sul luogo dove è morto il ragazzo

Veniano (Como), 20 giugno 2019 - «Mi veniva addosso, mi attaccava con frasi volgari, si stava avvicinando. Io ero con il bambino, ho temuto che potesse buttarsi su di me. Allora ho estratto dalla tasca il coltello e gliel’ho mostrato. Volevo intimorirlo, fermarlo». Ma poi le cose sono andate diversamente. Quel ragazzo che poco prima stava schizzando acqua su di lui, e sul telefono cellulare di suo figlio, non si è fermato. Così Gabriele Luraschi, l’uomo di 47 anni di Fenegrò, arrestato per l’omicidio di Hans Junior Krupe, venticinquenne di Veniano, ieri al Bassone ha raccontato al gip la sua versione di quella colluttazione mortale avvenuta domenica sera al parco.

«Ho fatto un passo verso di lui per allontanarmi dal bambino – ha detto – siamo caduti e lui mi stringeva con le braccia. Non riuscivo a liberarmi, così ho pensato di colpirlo a una spalla, per fargli mollare la presa. Dal dolore lui si è alzato e si è allontanato, io ho preso il bambino e sono andato da mia moglie. Ero convinto di averlo solo ferito, non immaginavo una cosa del genere». L’autopsia svolta martedì pomeriggio dal medico legale Giovanni Scola, ha stabilito che la morte di Krupe è stata causata da una ferita all’altezza della clavicola che ha reciso l’arteria. La vittima aveva poi un altro taglio nella parte bassa laterale della schiena, una seconda coltellata che Luraschi non ricorda di aver assestato. Era invece certo di averlo colpito alla gamba, dove non sono state riscontrate ferite. Per quanto riguarda il possesso del coltello a serramanico, ha spiegato che è sua abitudine portarlo perché la mattina, prima di andare al lavoro, passava da un orto di sua proprietà a fare piccoli lavori «Poi mi è rimasto in tasca», ha concluso.

I suoi avvocati, Roberto Colombo e Luca Gabrielli, al termine dell’interrogatorio hanno chiesto di riconoscere la legittima difesa, o di riqualificare le accuse in eccesso colposo in legittima difesa, concedendo gli arresti domiciliari. Richieste che il gip ha rigettato, disponendo la custodia cautelare in carcere e confermando le ipotesi per le quali il sostituto procuratore Pasquale Addesso ha chiesto la convalida dell’arresto: omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla presenza di minori. «Riteniamo più che credibile la versione resa dal nostro assistito – commenta il difensore, Roberto Colombo -. Nel suo racconto è apparso genuino, vicino a quella che è la sua immagine reale: quella di un uomo che non gira con un coltello pronto a usarlo con il primo che passa, ma che al contrario ha percepito un pericolo per sé e per il figlio. Un uomo che lavora da 25 anni e che fa volontariato».