PAOLA PIOPPI
Cronaca

Morgan e Tiziana morti intrappolati nel Suv inabissato nel lago, scatola nera indecifrabile: cosa succede ora?

Como, il misterioso incidente a inizio gennaio costò la vita ai due amici. La centralina dell’auto potrebbe far chiarezza sulla vicenda, ma dev’essere analizzata in Germania dall’azienda che ha prodotto il veicolo

Morgan, Tiziana e l'auto ripescata dal Lago di Como

Morgan, Tiziana e l'auto ripescata dal Lago di Como

COMO – È stata inviata in Germania la centralina elettronica della Mercedes su cui la sera del 6 gennaio scorso, sono morti Morgan Algeri, 38 anni di Brembate e Tiziana Tozzo, 45 anni di Cantù. L’incidente era avvenuto in viale Geno, verso le 22.30, mentre l’auto, una Mercedes Glc 220, era parcheggiata rivolta verso il lago, a pochi passi dalla recinzione. Un modello plug in con comandi elettrici posizionati nella zona del volante, che una volta recuperata non ha più dato segnali. Dopo la permanenza in acqua, l’impianto elettrico è apparso praticamente disinnescato e fuori controllo. Non è quindi stato possibile eseguire direttamente l’analisi della "scatola nera" del veicolo, ma al contrario si è reso necessario il suo recupero. Questo, per motivi tecnici, ha comportato una procedura di analisi del suo contenuto differente.

Il sostituto procuratore di Como Giuseppe Rose, che coordina le indagini, ha disposto il suo invio al Centro di Polizia Stradale di Roma, che abitualmente svolge questo tipo di analisi. Ma non in questo caso: le centraline elettriche della auto di marca Mercedes, prodotte dalla tedesca Bosch, sono tra i pochi modelli imperscrutabili al di fuori del ciclo produttivo. Non è rimasta altra scelta che inviarla in Germania alla sede della Bosch, chiedendo quindi di analizzarne il contenuto. Non si sa quali saranno i tempi necessari a ottenere una relazione, ma questo esito potrebbe essere dirimente e chiarire, in via definitiva, cosa è accaduto quella sera, e se l’incidente è stato causato da un errore umano o da altro.

Il consulente tecnico della Procura, Salvatore Furfaro, dovrà consegnare la ricostruzione cinematica di quanto accaduto, formalizzando quello che è stato possibile capire da subito: l’auto aveva percorso i pochi metri di distanza dallo stallo del parcheggio in cui si era fermata, fino alla ringhiera, colpendo e spostando una panchina in cemento e abbattendo la ringhiera in ferro. Una volta caduta in avanti, aveva speronato una sorta di marciapiede di contenimento che si trova immediatamente sotto la recinzione, e le rocce, sulle quali sono rimasti i segni della strisciata prima di inabissarsi. Seguendo una traiettoria una verticale di una quindicina di metri, fino al fondale.