PAOLA PIOPPI
Cronaca

Altre due donne vittime rimaste senza identità

Il ritrovamento della ragazza uccisa nel bosco di Maccio, nell’estate del 1996, era stato il primo di una serie di...

Il ritrovamento della ragazza uccisa nel bosco di Maccio, nell’estate del 1996, era stato il primo di una serie di...

Il ritrovamento della ragazza uccisa nel bosco di Maccio, nell’estate del 1996, era stato il primo di una serie di...

Il ritrovamento della ragazza uccisa nel bosco di Maccio, nell’estate del 1996, era stato il primo di una serie di rinvenimenti di cadaveri di donne, ad alcune delle quali non era stato possibile dare un nome. Tutte quasi certamente straniere, alcune di origine est europea, altre africane, di cui ancora oggi sono conservati i resti e i pochi effetti personali ritrovati: abiti, scarpe, orologi o elastici per i capelli. Come la ragazza trovata a gennaio 2004 nei boschi di Valbrona (nella foto in alto a destra la ricostruzione del volto), chiusa in un sacco nero dell’immondizia e ormai ridotta a uno scheletro, con gli stivali a zeppa, la giacchetta e un orologino Swatch scolorito. Il Labanof aveva cercato di darle un volto, ipotizzando una ricostruzione facciale, ma nessuno si era mai fatto avanti. Anche lei molto giovane: aveva poco più di vent’anni, come stabilito dall’esame delle ossa del bacino. La stessa sorte dei resti trovati a Cernobbio a gennaio 2011, nei boschi di Olzino. In quel caso ancora più difficili da identificare: di lei erano rimasti solo il teschio, la mandibola staccata e spostata di qualche metro, un paio di ossa delle gambe erose dagli animali, e una parte della sua acconciatura, treccine afro strette, legate con un elastico di paillettes azzurro argentato (la ricostruzione del volto in alto a sinistra). Nulla che potesse nemmeno orientare la sua provenienza.

Paola Pioppi