EMILIO MAGNI
Cronaca

Erba, era la moglie del Manzoni: un mistero la sua sepoltura

Si sono di nuovo perse le tracce dei resti di Teresa Borri Stampa

Teresa Borri Stampa, la seconda moglie del Manzoni

Erba, 20 agosto 2017 - Se non proprio come “leader”, comunque uno dei più stimolati, faccio parte di una piccola congrega di amici tutti erbesi doc, che qualcuno già ha definito “intellettuali alla buona” e anche un po’ illusi. Perché questa lega? Abbiamo un grande sogno, se non addirittura un “tarlo che ci rode”. Forse sembrerà un po’ strano, ma noi di questa combriccola desideriamo che a Erba tornino i resti di un’importante figura della storia e della letteratura, Teresa Borri Stampa, la seconda moglie del Manzoni, che don Lisander sposò dopo la morte di Enrichetta Blondel. Teresa, nobildonna lombarda, morì il 23 agosto 1861, nella villa degli Stampa a Torricella, altura ridente che domina il Pian d’Erba. Fu sepolta nel vicino cimitero di Arcellasco, dove c’era la cappella degli Stampa. Negli anni “venti” Arcellasco fu incorporato in Erba. La salma però non è più nel cimitero erbese. Noi della congrega vorremmo che tornasse ad Arcellasco e che, una buona volta, terminasse l’assurda vicenda di questa povera salma di un personaggio importante: una storia fatta di peregrinazione e di mistero. Infatti adesso non si sa con assoluta certezza dove Teresa, si fa per dire, “riposa”.

Quando negli anni Sessanta il Comune di Erba decise di ampliare il cimitero di Arcellasco, fu acquistato un terreno adiacente al campo santo. Su questo prato insisteva parte della cappella degli Stampa. Alla giunta comunale non parve vero che proprio in quell’anno il presidente dell’Istituto Manzoniano, professor Claudio Cesare Secchi avesse avanzato la richiesta di trasferire le salme di Teresa, del suo primo marito e altri parenti, a Milano nella chiesa dei Figli della Divina Provvidenza, in via don Carlo San Martino. Lo spostamento avvenne in pochi giorni, sorprendendo coloro che tengono alla storia e alla cultura erbese. Nei primi anni Settanta però l’ordine dei Figli della Divina Provvidenza decise di vendere parte della proprietà compresa la chiesa, a un istituto tecnico commerciale. E il tempio divenne una palestra.

Verso la fine degli anni Settanta fummo proprio noi, un gruppetto di amici erbesi, sollecitati da alcuni intellettuali, appassionati di storia e del Manzoni, a scoprire che la nobildonna riposava dimenticata, assieme al primo marito, il conte Decio Stampa, al figlio Stefano Stampa e alla moglie di costui Elisa Cermelli, in una sepoltura che con molta stranezza stava nelle strutture di una scuola pubblica, l’istituto tecnico commerciale di via don Carlo San Martino a Milano. La direzione scolastica, che al telefono si era detta disponibile alla visita, quando giungemmo, si mostrò reticente, creando impedimenti. Mentre stavamo andando via, un po’ delusi, notammo l’ ex chiesa dalla quale stranamente uscivano ragazze in tuta da ginnastica. Entrammo e infilata una scaletta che scendeva trovammo una grande tomba senza lumi, senza fiori. A malapena sul sacello riuscimmo a leggere, anche se molto sbiaditi i nomi di Teresa Borri Stampa e dei suoi familiari: quelli che cercavamo. Negli anni seguenti il complesso fu trasformato e le salme misteriosamente spostate di nuovo.

Nel corso degli anni furono più volte avanzate al Comune sollecitazioni in modo che qualcuno si interessasse alla sorte della salma di Teresa Borri Stampa nel tentativo di riportarla a Erba. Nessuno prese a cuore la questione. Forse sarebbero stati necessari più polso e determinazione. Finalmente qualche anno fa, ancora amici e appassionati della storia locale, scoprirono, quasi per caso che la salma di Teresa Borri Stampa giace, molto ben conservata, in una casa della Suore Infermiere di San Carlo, in via Cavour ad Albiate, frazione di Carate Brianza. Vi è stato qualche approccio in maniera informale con la superiora, ma pare che le suore di Albiate non abbiano confermato e che non intendano privarsi di una così importante sepoltura. Ma “alla fin della fiera” perché vorremmo rimediare a quell’errore imperdonabile che il comune di Erba commise tanti anni fa? Perché Teresa visse nella villa di Torricella, qui è morta e quindi fa parte della storia erbese e dell’Alta Brianza. Nel cimitero di Arcellasco riposano già altri personaggi importanti come lo scrittore Giuseppe Pontiggia e altri. Quindi con la salma di Teresa si completerebbe il “famedio”.