"Mio padre non era stragista". Isabella Rauti in aula per difenderne la memoria

Il processo per diffamazione contro un sindacalista .

È un processo per diffamazione, ma allo stesso tempo è stato come riaprire una pagina di storia italiana. Quella più cupa, a cavallo degli anni ’60 e ’70, pagine nere contrassegnate dalle stragi: piazza Fontana, piazza della Loggia. A processo per diffamazione Carmelo Ilardo, un passato da sindacalista, di Treviglio, 68 anni (difeso dagli avvocati Trussardi e Olivati). Parte civile con l’avvocato Tacchini, Isabella Rauti, in aula, ora sottosegretario alla Difesa, e figlia di Pino Rauti. Ha querelato (la sorella ha ritirato la denuncia) per via di un volantino che a suo dire "attribuiva a mio padre un profilo criminale. Io sono qui per difendere la sua figura. Ci sono delle inesattezze. A mio padre si attribuiscono le stragi, ma non è così e io deve difendere la sua memoria". Le inesattezze cui fa riferimento Rauti, si riferiscono ai periodi in cui Pino Rauti aveva fondato il Centro studi Ordine nuovo, per poi far rientro nel Msi, nel ’69, quando Almirante venne eletto segretario. I fatti contestati nel novembre 2019, a Treviglio, dove Fratelli d’Italia inaugura la sede dedicata a Rauti. La stessa figlia Isabella è presente. C’è tensione quel giorno, la sinistra antagonista si era data appuntamento per contestare. Giravano anche volantini, come quello che l’imputato ha postato sulla sua pagina Fb a firma Anpi. Il tenore era questo: "Il circolo culturale Pino Rauti di Treviglio svela un riferimento culturale di cui si nutre la nuova destra, fondatore dell’organizzazione neofascista Ordine nuovo. Fu organizzazione implicata nello stragismo: bombe sui treni nell’estate 1969, strage di piazza Fontana strage di piazza della Loggia…".Secondo la figlia di Rauti, questi riferimenti attribuirebbero a suo padre un profilo criminale. Ad aprire quella pagina di storia il prof Elia Rosati, teste difesa, che ha scritto un libro su Ordine nuovo con Aldo Giannuli. Il punto è sulla differenza tra quello che è stato il Centro studi Ordine nuovo di Rauti, e quello che nacque poi e di cui Rauti non fece più parte. Un’organizzazione deviata disciolta da Taviani. Infine l’imputato ha letto delle dichiarazioni spontanee in cui ha sottolineato che in quel volantino non si dice che Rauti ha fucilato o messo bombe e per questo ho pensato che fosse condivisibile". F.D.