
Nonostante la grande crisi dell’edilizia si lavora ancora nel cementificio di Merone. Quando si è sparsa la voce che un operaio aveva perso la vita nel pieno di una giornata torrida all’interno della Holcim, i cancelli dell’azienda sono rimasti chiusi e i pochi operai impegnati attorno all’impianto si sono fermati. Con il casco di protezione in testa si sono raccolti in prossimità degli uffici mentre qualche camionista attendeva all’esterno. Nessuna voglia di parlare. Il drammatico incidente che si è verificato ieri all’ora di pranzo ha suscitato sgomento in paese dove la Holcim, che per molti, soprattutto i più anziani, resterà sempre la Montandon, è l’azienda che ha costruito con il suo cemento anche la storia occupazionale del paese quando dava lavoro a centinaia di persone. "Non si può morire così nel 2020. Anche se l’operaio stava effettuando dei lavori per un’azienda esterna mi sembra assurdo che si verifichino incidenti del genere ancora oggi. Ci sono le protezioni, c’è la prevenzione -. commenta il sindaco di Merone Giovanni Vanossi - . Alla famiglia di questo operaio va tutta la mia vicinanza. Spero che vengano accertate presto le responsabilità perché non accada più". Ora che i forni sono stati spenti e il cemento viene solo insacchettato non c’è più quel grande via vai di camion che in piena epoca d’oro del cemento attraversavano via Volta e le strade adiacenti al grande impianto. Oggi a mandare avanti la produzione sono appena una trentina di operai, quanti ne servono per far funzionare i mulini che macinano il klinker prodotto altrove. Con la demolizione della storica teleferica che trasportava il calcare cavato dal Cornizzolo fino a Merone se n’è andato anche l’ultimo simbolo di quell’epoca.Federico Magni