Maxi-emendamento in Consiglio comunale scatena le accuse del centrodestra

Il centrodestra accusa la maggioranza a Brescia di censura per aver limitato lo spazio di critica in Consiglio comunale, suscitando polemiche e minacce di ricorso in Prefettura.

Accuse di censura rispetto agli spazi di critica: il centrodestra alza i toni rispetto ad alcune scelte della maggioranza, che si sono verificate ieri (ma non solo) in Loggia. Casus belli, che ha portato il centrodestra compatto a convocare una conferenza stampa mentre era in corso il Consiglio comunale in cui si discuteva, tra le altre cose, la variazione di Bilancio, è stata la scelta dell’amministrazione di usare il maxi-emendamento, riducendo lo spazio di discussione sui 16 emendamenti presentati dall’opposizione. "Dal 2008 è stato usato solo 2 altre volte, sempre dalla sinistra – sottolinea Paolo Fontana (FI) -. Hanno scelto la politica della censura per non consentire la discussione". Contesta anche la mancata ammissione dell’interrogazione del consigliere Giovanni Viviani, che chiedeva conto alla sindaca di quale fosse la sua posizione in merito alle posizioni della sua maggioranza contro le manifestazioni antiabortiste. Non un fatto da verificare, ma una posizione personale: per questo, secondo segretario comunale e presidente del consiglio, l’interrogazione non poteva essere ammessa. Ma la minoranza aveva chiesto una risposta scritta con le motivazioni del rifiuto che, però, non è arrivata, dando appiglio quindi alla polemica. "Qui c’è un’evidente volontà di censurare gli spazi di critica – è l’accusa di Fabio Rolfi, condivisa dai colleghi del centrodestra cittadino –. Oltre agli episodi questa mattina (ieri per chi legge, ndr), c’è il nuovo regolamento del Consiglio comunale che riduce i tempi di discussione, e la centralizzazione della gestione delle pagine social dei consigli di quartiere". Massimo Tacconi (Lega) non esclude un esposto in Prefettura.