Maltrattamenti agli ospiti disabili. Chiesta la citazione dell’ospedale

Udienza preliminare per i dipendenti della residenza, emanazione del Civile .

Al via ieri davanti al gup, Alessandra Sabatucci, l’udienza preliminare per il caso dei presunti maltrattamenti ai danni degli ospiti della “Giuseppe Seppilli“, l’unica residenza pubblica per disabili a Brescia, perpetrati da cinque operatori sociosanitari.

Stando alla prospettazione accusatoria, gli imputati - cinque uomini e una donna - per mesi si sarebbero accaniti contro nove pazienti di varie età (nel mirino, anche una 92enne) con insulti, violenze, ritorsioni e minacce.

In aula si è registrata la costituzione di quattro parti civili e uno dei legali delle persone offese - l’avvocato Luigi Becheri - ha chiesto la citazione in qualità di responsabile civile dell’ospedale Civile, del quale la struttura è una diretta emanazione. Il giudice si è riservato e ha aggiornato l’udienza al 22 gennaio.

La vicenda, sfociata nell’allontanamento dei cinque addetti (ai quali era stata notificata la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai pazienti) era venuta a galla a primavera per una segnalazione ai carabinieri del Nas della direzione della Asst del Civile. Nella residenza, all’epoca con 40 pazienti (tra cui psichiatrici) e una trentina di operatori, qualcosa infatti non tornava. Un’ospite con un ritardo mentale, incapace di muoversi se non in carrozzina, fu trovata con profonde ferite alla testa e al volto. Altri pazienti lamentavano di essere stati picchiati. I familiari di un altro notarono un misterioso cambio della terapia farmacologica.

Le telecamere nascoste installate dagli inquirenti a metà giugno in un mese avrebbero disvelato uno scenario inquietante. Insulti, "non capisce un cazzo sto coglione", tirate di capelli, pizzicotti, schiaffi, pugni. E poi minacce, "Sto pezzo di merda non se ne va", testate contro le porte, "Magari la vizio, una botta al giorno per un mese", trattamenti ritorsivi con acqua gelata. La pm Lisa Saccaro contesta 80 episodi: "Un’impressionante serie di atti umilianti capaci di instaurare un regime di vita penoso" ha scritto il gip nell’ordinanza, posti in essere da soggetti "senza scrupoli", che "distorcevano le proprie mansioni asservandole a un bisogno di rivalsa e sfogo nei confronti di chi dovevano curare e servire".

B.Ras.