PAOLA PIOPPI
Cronaca

Il magnate in fuga nelle mani di Putin

Como, estradato Andrey Smyshlyaev, 48 anni, re delle costruzioni accusato di aver sottratto 40mila euro. È considerato un dissidente

Il ricco industriale russo Andrey Smyshlyaev, 48 anni

Tremezzina (Como) - Per quasi un anno è riuscito a resistere all’estradizione, passando dal carcere agli arresti domiciliari nella sua villa di Tremezzina, affacciata sul Lario, mentre i suoi avvocati presentavano ricorsi su ricorsi. Ma ieri mattina la polizia penitenziaria ha prelevato il magnate russo, Andrey Smyshlyaev, 48 anni, con l’ordine di accompagnarlo all’aeroporto di Malpensa, dove lo attendevano le forze di polizia russe per riportarlo in patria. Come accaduto ad altri illustri e ricchissimi oligarchi, infatti, la sua stella è in declino. E da tempo la speranza dei compatrioti era quella di arrestarlo: ma il suo nome, oltre che sui registri della Procura moscovita, comparirebbe anche negli elenchi, forse più pericolosi, degli oppositori di Vladimir Putin. L’imprenditore milionario, da quando aveva lasciato la Russia si occupava di affari tra Londra e l’Italia, e su di lui gravava un ordine di cattura internazionale.

L’accusa era quella di truffa e bancarotta fraudolenta per la sottrazione di una cifra assai modesta per le sue capacita: 40mila euro. Era stato arrestato dalla Squadra Mobile della Questura di Como il 20 maggio dello scorso anno. La polizia lo aveva rintracciato in centro a Como e aveva eseguito la misura cautelare. Un provvedimento ritenuto fin da subito sproporzionato: "È come smuovere l’Interpol per arrestare un italiano autore di uno scippo in vacanza all’estero", aveva detto il suo legale, l’avvocato Alexandro Maria Tirelli, nell’immediatezza dell’arresto, avviando un iter di opposizione all’estradizione portato avanti finora, che secondo il legale aveva "l’odore della persecuzione politica". La Procura Generale di Milano, aveva inizialmente rigettato la richiesta di scarcerazione, e poi concesso gli arresti domiciliari nella villa sul lago. "Appare evidente – aveva ribadito il suo difensore – che l’arresto ha un forte valore politico.

La contestazione di truffa e bancarotta fraudolenta risale al 2015: non facciamo dietrologie ma il tempismo è un po’ sospetto. Sembra che abbiano atteso il giusto momento politico per attivare la procedura. Si parla cifra davvero esigua rispetto al patrimonio di Smyshlyaev, la cui famiglia ha un impero nel settore della costruzione di infrastrutture in Russia". Successivamente era emerso che, rispetto alla truffa da 40mila euro, gli importi contestati dalle autorità russe potessero essere maggiori, ma i fatti di cui dovrà rispondere in Russia, formalmente, rimangono quelli che hanno portato al suo arrestato dieci mesi fa. Cosa faranno i magistrati moscoviti, però, non è ancora dato sapere. Probabile che la bella villa di Tremezzina resti a lungo disabitata.