PAOLA PIOPPI
Cronaca

Lupa uccisa in Valdossola: cacciatore comasco accusato e poi assolto

L'uomo ha dimostrato che quel giorno in montagna c’erano una settantina di persone

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Albese con Cassano, 30 marzo 2022 - ​La carcassa della giovane lupa, era stata trovata il 28 dicembre 2019 nei boschi sulle alture di Ornavasso, all’imbocco della Valdossola in Piemonte, uccisa da una grossa ferita sul ventre. Si trattava di un esemplare di una specie protetta, la cui morte era stata oggetto di esame da parte di specialisti veterinari dell’Università di Torino, e il cui ritrovamento aveva fatto partire le indagini dei carabinieri del raggruppamento parchi, che avevano condotto fino a due cacciatori: uno uomo di 61 anni di Albese con Cassano, e uno di 62 di Sumirago, provincia di Varese. I sospetti su di loro - rafforzati dall’esito dell’autopsia che aveva stabilito un colpo di arma da fuoco quale causa della morte dell’animale - derivavano dalla presenza delle rispettive auto in quella zona il giorno del ritrovamento, e dall’utilizzo di una tessera elettronica, con cui avevano aperto la sbarra che consente l’accesso a quell’area.

I due erano così stati iscritti sul registro degli indagati, andati incontro a una perquisizione che aveva dato esisto negativo, e a una proroga di indagini che si era protratta fino a luglio dello scorso anno, quando il sostituto procuratore di Verbania aveva loro notificato l’avviso di conclusione delle indagini che li accusava di uccisione di animali. Il sessantunenne di Albese, assistito dall’avvocato Davide Brambilla, ha depositato una memoria difensiva che sottolineava la totale assenza di reali elementi a suo carico.

La data della morte della lupa non era certa, e lo stato di decomposizione suggeriva che fosse antecedente al ritrovamento. Inoltre, come ha sottolineato anche il gip nell’accogliere la richiesta di archiviazione, in quei giorni erano transitate 70 auto e un numero non calcolabile di persone a piedi che hanno avuto l’accesso all’area e quindi avrebbero potuto uccidere l’animale. Troppi per poter attribuire una responsabilità ai due indagati, che nelle memorie difensive, hanno fornito una "concorde, dettagliata e precisa ricostruzione dei loro spostamenti, tale da rendere del tutto credibile la loro versione". Decisiva per spingere il gip ad accogliere la loro richiesta di archiviazione.