La droga arriva a domicilio: in cella. Sventata consegna con un drone

Tre presi in flagrante mentre facevano alzare in volo l’apparecchio con attaccati stupefacenti e cellulare

La droga arriva a domicilio: in cella. Sventata consegna con un drone

La droga arriva a domicilio: in cella. Sventata consegna con un drone

L’evoluzione del drone: per far recapitare in carcere droga e cellulari. Anche così può essere usato l’apparecchio radiocomandato a distanza, a vantaggio di qualche detenuto. Una consegna a “domicilio“, aggirando l’ostacolo della perquisizione personale, come sospetta la polizia di Stato che ha bloccato il tentativo sul nascere.

È l’una di notte a cavallo tra martedì e mercoledì al quartiere della Celadina, in città. Una Volante è in zona per controllare il territorio. La pattuglia arriva in via Pizzo Scais, non distante in linea d’aria dal carcere di via Gleno. Gli agenti notano nel parcheggio vicino al campo da calcio dell’oratorio una Passat con accanto tre persone, tutte con il cappuccio della felpa sollevato sulla testa, intenti ad armeggiare con un drone: stavano per farlo decollare.

Nella parte centrale del velivolo radiocomandato, era stato fissato un filo di nylon. Appesa c’era una pochette di peluche lilla con dentro 76 grammi di hashish, 17,92 grammi di cocaina e un cellulare. Il tutto avvolto nella pellicola. Nella Passat, altri quattro telefonini già avvolti nella pellicola e un’altra pochette colorata.

Tanti tasselli che, messi insieme come in un puzzle, hanno destato il sospetto che il drone servisse a far arrivare droga e telefoni in carcere. In manette sono finiti un 42enne di Dalmine con precedenti, il fratello del quale era stato arrestato a Tenerife dopo una latitanza dorata e ora si trova in carcere per alcune rapine; un 35enne di Lentini (Siracusa), siciliano come un 29enne. Questi ultimi due erano atterrati a Orio martedì sera e sarebbero dovuti ripartire mercoledì mattina, invece sono finiti in un’aula di Tribunale per il processo per direttissima davanti al giudice Donatella Nava.

I tre elementi della banda, difesi dall’avvocato Stefania Russo, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Uno è stato mandato ai domiciliari; per i due siciliani disposto il divieto di dimora a Bergamo e provincia e, a Lentini, l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria tre volte alla settimana. Il difensore ha chiesto i termini a difesa, il processo è stato aggiornato al 22 maggio.