Esce dal carcere con un permesso premio ma anziché rientrare in cella quando è il momento, sparisce. È caccia all’uomo da venerdì scorso per l’evasione di un ventinovenne tunisino che scontava una condanna per fatti di droga a Verziano. Espiata più della metà della pena, nessun problema particolare di condotta, il giovane aveva iniziato a riassaporare scampoli di libertà. Al termine dell’ultimo permesso concesso dal Tribunale di sorveglianza, durante il quale dormiva presso una struttura gestita da suore, si è dileguato. L’episodio ha generato sconcerto tra gli addetti ai lavori che puntano molto sulle misure alternative e premiali – tra il luglio 2021 e il luglio ‘22 il tribunale di sorveglianza di Brescia ha concesso 400 permessi – ritenute l’unica via utile per ridurre il rischio di recidiva: "Scappare è sempre una situazione che prima o poi richiede la presa in considerazione delle proprie responsabilità con un aggravamento della pena e delle possibilità riabilitative – dice la garante dei detenuti Luisa Ravagnani – . Mi auguro che la scelta di questa persona non sia stata legata a questioni di pericolo, perché accade anche questo, e che decida di presentarsi al più presto a Verziano o a forze di polizia. Mi spiace molto non solo per lui ma anche per chi gli ha dato fiducia. Poi va a finire che lo stigma di un gesto compiuto da chi viola le prescrizioni ricade sui detenuti che gestiscono correttamente permessi e misure alternative. È importante non fare di tutta l’erba un fascio. A fronte di qualche caso negativo, non si conoscono le innumerevoli situazioni positive che vanno avanti e portano risultati ottimi in termini di educazione e reinserimento".
Beatrice Raspa