"Siamo qui perché vogliamo che tutti sappiano che a Mariupol è stato fatto un crimine di guerra". Tono pacato, parole forti quelle del vicesindaco del Comune di Mariupol Denis Kochubei, che ieri è stato ricevuto a Palazzo Loggia dal vicesindaco Federico Manzoni, dal presidente del consiglio comunale Roberto Rossini, dall’assessora Camilla Bianchi in qualità di presidente del Coordinamento degli enti locali per la pace la cooperazione internazionale, oltre che da consiglieri dell’opposizione e altri sindaci del territorio. Obiettivo della visita, organizzata grazie all’intermediazione dell’associazione Adl a Zavidovici, era di consentire al Comune ucraino di evidenziare i propri sforzi nel continuare a fornire servizi ai propri cittadini, nonostante i funzionari siano in esilio. Il Comune di Mariupol ha da tempo attivato centri di supporto per la cittadinanza sfollata nelle altre regioni ucraine, istituiti allo scopo di fornire assistenza e riabilitazione, dalla distribuzione di pacchi alimentari al sostegno psicologico.
"Quello che capiamo – ha spiegato Kochubei – è che dei 300mila abitanti attuali, metà sono arrivati dopo l’occupazione russa, da altre regioni della Federazione Russa e dell’Asia. Stanno cercando di sostituire la popolazione locale e, nel frattempo, stanno cancellando tutto quello che era ucraino, portando alla russificazione del territorio. Chi non accetta il passaporto russo, ad esempio, è minacciato di esproprio della casa. Prima la Russia ha distrutto la città, ora sta cercando di cancellare l’identità". Due ambulanze date dalla Croce rossa di Brescia, grazie alle donazioni, sono attualmente al lavoro sul territorio di guerra; a Brescia (e all’Europa) il vicesindaco chiede di continuare a sostenerli.
Federica Pacella