
Il processo per il sequestro e l'omicidio di Cristina Mazzotti si sta tenendo in Corte d'Assise a Como
Como, 21 novembre 2024 – I capitali dei sequestri di persona degli anni Settanta, venivano utilizzati per finanziare i traffici di droga, sempre più redditizi, e in parte dirottati in Calabria, per altri investimenti di natura criminale. Anche il miliardo pagato dalla famiglia Mazzotti nella vana speranza di far tornare a casa Cristina, durante l’estate del 1975, avrebbe seguito le stesse logiche di riciclaggio.
Lo ha spiegato ieri, davanti alla Corte d’Assise di Como, Liliana Ciman, ex dirigente della sezione criminalità organizzata della Squadra Mobile di Milano, ora in pensione, che nel 2021 si è occupata della riapertura delle indagini sul sequestro della diciottenne. In quel caso, 40 milioni di lire erano stati trovati in possesso di Francesco Russello, professione cambia valuta abusivo che lavorava all’esterno del Casinò di Sanremo.
Le indagini lo avevano messo in collegamento con Michele Condoluci, legato alla malavita calabrese, e a sua volta conosciuto da Giuseppe Calabrò, 74 anni, uno degli attuali imputati del processo che si è riaperto 49 anni dopo quei tragici fatti, grazie a un’impronta di Latella lasciata sulla carrozzeria dell’auto e attribuita solo in tempi recenti.
Assieme a Giuseppe Morabito, boss ormai ottantenne, ritenuto il mandante, è a processo assieme a Demetrio Latella, 70 anni, e Antonio Talia, 73 anni. Sarebbero stati loro a bloccare la Mini su cui viaggiava Cristina Mazzotti, consegnandola poi alla banda dei carcerieri che l’aveva lasciata morire somministrandole dosi eccessive di sedativi, per poi gettarla in una discarica in provincia di Novara.
"Russello e Calabrò - ha spiegato Liliana Ciman - non avevano un legame diretto: il loro tramite era Condoluci". L’udienza di ieri, ha concluso la lunghissima e minuziosa testimonianza dell’ex commissario, incaricata di ricostruire e attualizzare tutto il contesto che ruotava attorno agli uomini accusato di essere i sequestratori di Cristina.