
Qui accanto Cristina Mazzotti La ragazza venne sequestrata il 30 giugno 1975 mentre rientrava a casa
Eupilio (Como), 24 ottobre 2024 “Di quella notte del rapimento, ricordo l’angoscia che ho provato quando se ne sono andati tutti, dopo aver incappucciato Cristina. Ancora oggi ricordo bene quella sensazione. Siamo rimasti nel bosco, sull’auto con le gomme tagliate, e solo quando siamo stati sicuri che eravamo rimasti soli, abbiamo chiesto aiuto”. Carlo Galli all’epoca aveva vent’anni, e la sera del 30 giugno 1975 era alla guida della Mini di sua sorella, assieme a Cristina Mazzotti, 18 anni – “eravamo fidanzati” ha detto – e ad Emanuela Luisari. Con la comprensibile difficoltà di rievocare momenti di quasi cinquant’anni fa, ieri ha testimoniato per ore davanti alla Corte d’Assise di Como, dove è in corso il processo a carico di quattro imputati, ritenuti gli esecutori materiali del sequestro della diciottenne, poi consegnata al gruppo dei carcerieri che l’aveva uccisa somministrandole dosi eccessive di sedativi.

Sul banco degli imputati
Sono Demetrio Latella, che ora ha 70 anni, Giuseppe Calabrò, 74 anni e Antonio Talia, 73 anni, e il boss della ‘ndrangheta Giuseppe Morabito, 80 anni residente nel Varesotto. Quella sera Carlo Galli prende la Mini della sorella, passa a prendere Cristina ed Emanuela, fanno un giro a Como, tornano a Erba a incontrare gli amici al Bar Bosisio, e verso le 23 si avviano verso casa, a Eupilio. Eravamo sul rettilineo di Longone in direzione di Canzo, e sono stato superato da un’Alfa Giulia, che ha girato a destra nella stessa strada in cui dovevamo andare noi. Siamo arrivati pochi attimi dopo, e appena svoltato abbiamo visto che una ventina di metri più avanti c’era un’altra auto messa di traverso che bloccava la strada, una Fiat 125”. Da quel momento, ricorda Galli, sono stati attimi.
Una notte da incubo
“C’era un cespuglio alla mia sinistra, dal quale sono uscite due persone. Ho pensato che ci volevano rapinare perché uno aveva una pistola, forse entrambi. Un altro era alla guida della macchina messa di traverso, ma credo ci fosse anche un’altra persona. Ci hanno detto di scendere e andare a sederci dietro. Uno si è messo alla guida, l’altro con la pistola era di fianco. Poi sono partiti. Dovevamo tenere la testa bassa, ma io ogni tanto cercavo di sbirciare fuori dal finestrino, e venivo colpito alla testa”. Inizia un lungo viaggio nella notte verso Appiano Gentile. “Andavamo a una certa velocità – ricorda Galli – ed è stato un viaggio non breve, credo sia durato un’ora. Poi siamo arrivati su una strada sterrata con alberi, e lì ho visto nuovamente la seconda auto”.
Scene da film horror
Cristina viene fatta scendere dall’auto: “Ho visto che la incappucciavano. Fino a quel momento avevo pensato a una rapina, pensavo che se ne sarebbero andati dopo averci preso soldi e orologi, ma non era così. A noi due rimasti in auto hanno messo un batuffolo di cotone sul naso, forse cloroformio, ma non ci ha per nulla intorpiditi. Si sono allontanati e poi tornati indietro: avevano dimenticato di tagliare le gomme della Mini”. Carlo ed Emanuela hanno aspettato un po’, poi si sono decisi a cercare aiuto, correndo fino alla prima abitazione, una villa, chiedendo aiuto. “Nessuno ha urlato da quando ci hanno tenuti sotto sequestro – ricorda – siamo rimasti tutti un po’ basiti. La paura è una cosa molto strana, in quel momento io non l’ho provata perché era tutto irreale”.