MICHELE ANDREUCCI
Cronaca

Il cuore batte in una scatola . Primo trapianto al Papa Giovanni

Innovativa operazione all’ospedale di Bergamo su un uomo di 58 anni, da due assistito meccanicamente. L’apparecchiatura portatile di perfusione cardiaca è una delle più importanti innovazioni nel settore. .

Il cuore batte in una scatola . Primo trapianto al Papa Giovanni

Il cuore batte in una scatola . Primo trapianto al Papa Giovanni

È il primo trapianto cardiaco effettuato all’ospedale di Bergamo con la speciale apparecchiatura Ocs-Heart di conservazione e cura degli organi, grazie alla quale martedì 19 marzo, giorno dell’intervento su un 58enne che da circa due anni era assistito con un dispositivo di assistenza ventricolare meccanica, il cuore del donatore è giunto nel capoluogo orobico ancora battente. Si tratta di un’apparecchiatura portatile di perfusione cardiaca conosciuta anche come “cuore in una scatola“, che rappresenta una delle più significative innovazioni tecnologiche nel campo dei trapianti e della preservazione d’organo, disponibile in pochissimi centri in Italia e da poco in dotazione all’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Il paziente sottoposto all’operazione ora sta bene ed è stato dimesso dalla terapia intensiva. A prelevare il cuore, nelle sale operatorie di un’altra regione, è stata un’equipe mista di cardiochirurghi anestesisti e perfusionisti partiti dal capoluogo orobico. Il cuore del donatore, dopo il prelievo, ha ripreso a battere nella scatola sterile irrorato da sangue caldo e ossigenato, per ridurre il periodo di non perfusione che è particolarmente dannoso per gli organi. È questa infusione continua nelle coronarie a garantire la contrattilità e la pulsatilità del cuore del donatore. I medici possono monitorare in continuazione tutti i valori dell’organo, valutare lo stato di salute del cuore in tempo reale, intervenire per modificare i parametri emodinamici e metabolici con l’obiettivo di migliorare la funzionalità dell’organo, ma anche valutare con maggiore tempo a disposizione se interrompere il trapianto, qualora il cuore donato sia ad alto rischio di disfunzione immediata. Il “cuore in una scatola“ ha il vantaggio di poter dilatare il tempo disponibile per i cardiochirurghi tra il prelievo e il trapianto. Ora è possibile far arrivare a Bergamo l’organo da un donatore idoneo con un tempo superiore alle 4-6 ore necessarie per il trasporto, tempo considerato a rischio per la disfunzione precoce dell’organo. Questo rende possibile recuperare il cuore anche quando l’ospedale si trovi in un’area geografica poco accessibile. "Aver acquistato questa attrezzatura - spiega Amedeo Terzi, responsabile del programma trapianti di cuore dell’asst Papa Giovanni XXIII - significa per noi mettere a disposizione dei nostri pazienti in lista d’attesa una possibilità in più per ricevere un organo".