PAOLA PIOPPI
Cronaca

Como, compravendita di permessi: Le Iene a giudizio

Nei guai la troupe della nota trasmissione

Il giornalista Luigi Pelazza con l’avvocato comasco Tommaso Scutari, che è risultato estraneo a ogni accusa

Como, 1 aprile 2019 - Per riuscire a entrare nello studio dell’avvocato, con una telecamera nascosta, avevano usato un attore, che aveva finto di essere interessato a ottenere un permesso di soggiorno. Taulant Koplikaj, albanese di 48 anni regolarmente residente nel Milanese, era stato ingaggiato dalla redazione della trasmissione Le Iene, per realizzare la puntata andata in onda il 29 marzo 2017, nella quale il professionista comasco veniva accusato di farsi «pagare migliaia di euro dicendo di poter rilasciare dei permessi di soggiorno umanitari che, invece, sono totalmente gratuiti». Ma per quell’incursione, ora sono accusati di violazione di domicilio Luigi Pelazza, 50 anni, giornalista della trasmissione televisiva di Italia 1, il direttore responsabile del programma, Luca Tiraboschi, 55 anni e il regista Davide Parenti, 62 anni, oltre allo stesso Koplikaj.

Il sostituto procuratore di Como Simona De Salvo ha notificato in questi giorni l’avviso di conclusione delle indagini, scaturito dalla denuncia presentata dallo stesso avvocato, il comasco Tommaso Scutari, in conseguenza di quell’accesso fatto nel suo studio il 23 marzo di due anni fa. Contestualmente alla messa in onda del servizio, la Procura aveva avviato un’indagine a carico di Scutari, con l’ipotesi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, per valutare la fondatezza di quanto sosteneva il servizio: che il professionista approfittasse degli immigrati, creando con loro storie di persecuzione sociale o politica nei Paesi di origine, per agevolare l’ottenimento di permessi di soggiorno, e quindi di raggirare le commissioni incaricate di valutare la sussistenza dei requisiti in possesso di ogni richiedente. A sostengo di tutto ciò, dalla redazione milanese delle Iene era stato inviato Koplikaj: si era presentato a Scutari, fingendosi interessato all’ottenimento di un permesso di soggiorno, e chiedendo quali erano gli estremi su cui si sarebbe potuto fondare.

Durante il servizio erano stati inoltre intervistati anche altri stranieri, ex clienti dello stesso Scutari, che avevano fatto dichiarazioni apparentemente in linea con quanto sostenuto dal servizio. Tuttavia alcune settimane dopo, durante l’incidente probatorio chiesto dal difensore di Scutari, l’avvocato Roberto Rallo, quelle dichiarazioni erano state fortemente ridimensionate da parte degli stessi soggetti, identificati e individuati dalla Squadra mobile di Como.

A oggi, pur a fronte degli accertamenti svolti dalla polizia, e dei verbali testimoniali raccolti, a carico di Scutari non è stata formalizzata alcuna accusa. Non è andata così per la troupe televisiva: le modalità di quell’accesso allo studio, secondo la Procura costituiscono violazione di domicilio, commessa da Koplikaj in concorso con chi ha organizzato e diretto il servizio.