REDAZIONE COMO

I droni della Svizzera non decollano ancora A Como sonni tranquilli

La fornitura israeliana rallentata dalla difficoltà di reperire i chip. La consegna tra due anni

Certe volte per chi vive nei paesi al confine tra Como e la Svizzera non basta bere una camomilla prima di andare a letto per riuscire a prendere sonno. Non è colpa solo delle stress, da queste parti a dar fastidio sono i droni dell’esercito elvetico, utilizzati dalla polizia cantonale e dalle autorità doganali per le attività di controllo del confine sud, considerato a rischio per l’ingresso dei migranti e le attività di contrabbando. Fino a un paio di anni fa, quando c’erano in servizio i vecchi modelli, ancora efficienti ma dotati di un motore molto rumoroso visto che erano stati congegnati oltre 30 anni fa e rimasti in servizio per una ventina, in provincia di Como c’era anche chi aveva organizzato raccolte di firme per chiedere alla Svizzera di diminuire i sorvoli.

Appelli caduti nel vuoto, finché l’esercito elvetico di sua iniziativa ha deciso che ormai i vecchi droni erano obsoleti e andavano lasciati a terra perché sarebbero potuti cadere. Al loro posto sono stati ordinati sei droni da ricognizione di fabbricazione israeliana. La Confederazione Elvetica ha già staccato un assegno da 300 milioni di franchi (oltre 300 milioni di euro) per assicurarsi la fornitura, ma la guerra e le difficoltà a reperire i chip hanno rallentato la produzione e così i sei nuovi droni, che sarebbero dovuti entrare in servizio a inizio 2023, rischiano di non essere disponibili prima della fine del 2024. "Ci rivarremo sull’azienda produttrice – assicura l’Esercito elvetico – erano state previste delle penali in caso di ritardo della fornitura". A Como non sono dispiaciuti: potranno dormire ancora sonni tranquilli. R.C.