ROBERTO CANALI
Cronaca

Frontalieri in rivolta, dovranno pagare il contributo di 750 euro per impedire la fuga di medici e infermieri

Como, l’articolo 50 della bozza di manovra finanziaria prevede un contributo, dal 3 al 5% del reddito netto guadagnato oltre confine, da destinare ai camici bianchi per impedire che vadano a lavorare in Svizzera. Il sindacato: “Provvedimento ingiusto, va tolto”

La dogana di Como Chiasso

Non si placano le preoccupazioni, accompagnate da polemiche, sull’intenzione del Governo di reperire fondi per la sanità di confine, attraverso un’indennità a vantaggio dei camici bianchi, andando a "spremere" i frontalieri. Toccherà infatti a loro, in base all’articolo 50 della bozza di manovra finanziaria, attraverso un contributo che va dal 3 al 5% del loro reddito netto guadagnato oltre confine, pagare i 750 euro in più al mese che verranno riconosciuti a medici e infermieri che decideranno di non andarsene in Svizzera a esercitare la loro professione. "Il Governo italiano affronta un problema annoso delle aree di confine, esploso in epoca Covid, ovvero la "fuga" di medici ed infermieri verso il Canton Ticino, con un provvedimento demagogico ed iniquo – interviene Matteo Mandressi, segretario della Nidil Cgil di Como che si occupa dei lavoratori atipici – In pratica si scaricano sui lavoratori i costi di una criticità di sistema".

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Attraverso la nuova tassa, il cui meccanismo di applicazione è ancora tutto da definire visto che i frontalieri, tassati alla fonte in Canton Ticino e quindi non soggetti a Irpef, dovrebbero poi dichiarare il loro reddito netto e versare il contributo il cui ammontare, dal 3 al 6%, verrà deciso dalle Regioni. "Il Governo veicola un messaggio errato, lascia infatti intendere che i "vecchi frontalieri" fino ad oggi non abbiamo prodotto un gettito fiscale nel nostro Paese – prosegue Mandressi –. Ricordiamo a tal proposito che, a fronte di un accordo internazionale tra Italia e Svizzera tutt’ora vigente, i Comuni di confine sostengono i propri bilanci grazie ai ristorni dei frontalieri, quota parte del prelievo fiscale alla fonte".

Per questo i sindacati hanno chiesto il ritiro del provvedimento, che è stato preso senza interpellarli o aprire un tavolo di trattative, anche se non sarà semplice perché la premier Giorgia Meloni ha annunciato di non essere disposta a ricevere emendamenti sulla Finanziaria. "Il Governo non si assume la responsabilità di affrontare l’emergenza del sistema sanitario nazionale che, a causa dei tagli decennali al fondo sanitario e le politiche di privatizzazioni delle regioni di confine, è stato minato alle fondamenta – conclude Giuseppe Callisto, del coordinamento frontalieri della Cgil –. In sede di definizione del nuovo Accordo fiscale italo-svizzero, si era vincolato con le parti sociali e l’associazione dei Comuni di frontiera a convocare incontri di verifica annuale ed un tavolo interministeriale permanente. Quella sarebbe stata la sede per affrontare i contenuti dell’articolo 50 della bozza di legge Finanziaria. Nessuno di questi impegni è stato mantenuto".