
I soccorsi vicino alla sede della Inerti e asfalti srl
Faloppio (Como) – Come sia esattamente avvenuto l’infortunio costato la vita ad Antonio Giuseppe Patitucci, operaio edile di 57 anni, non è ancora stato ricostruito, e non sarà una risposta che arriverà a breve.
Ma in queste ultime ore, la Procura di Como e Ats Insubria, competente per svolgere gli accertamenti, hanno fatto qualche passo avanti. L’uomo, residente a San Lorenzo del Vallo, in provincia di Cosenza, da tempo era domiciliato in una abitazione adiacente la sede della Inerti e asfalti srl, in località Fornace a Faloppio, dove lunedì mattina alle 11.30 è avvenuta la tragedia: stava lavorando in uno scavo, pare da solo, anche se i colleghi si trovavano a pochi metri e sono subito intervenuti. La fossa era circondata da una serie di cubi di cemento del peso di un paio di tonnellate, che erano impilati due alla volta, come a creare una parete.
È stato esattamente uno di questi blocchi a travolgere e uccidere l’uomo, che si è ribaltato, apparentemente, a causa del cedimento o della improvvisa mancanza del terreno sottostante che lo reggeva. Patitucci è morto sul colpo, travolto dal peso del masso di cemento. L’area in cui è avvenuto l’infortunio, non è più da tempo adibita a cava, ma solo a lavorazione di materie prime destinate all’edilizia, e la qualificazione è stata cambiata. Inoltre sembra che le società di riferimento siano due: la Inerti e asfalti srl, proprietaria dell’impianto, una seconda società di cui era dipendente la vittima.
Il magistrato di turno della Procura di Como, Giulia Ometto, sta man mano raccogliendo gli esiti di questi primi accertamenti, fondamentali per fare gli avvisi relativi ai primi esami irripetibili. L’incarico dell’autopsia, sarà infatti dato venerdì, per dare il tempo sia ai parenti residenti in Calabria, che alle eventuali altre parti coinvolte, di nominare i propri legali e consulenti, ed essere presenti fin da queste prime fasi di indagine. Nel frattempo l’area in cui è avvenuto l’incidente, e i macchinari presenti a ridosso, sono stati messi sotto sequestro, appunto nell’ottica di poter svolgere tutte le verifiche necessarie ad avere un quadro più realistico possibile, di ciò che è avvenuto in quei pochi attimi in cui Patitucci è stato seppellito dal masso di cemento.