Lomazzo, donna strangolata nel bosco: c’è un testimone

Ha raccontato ai carabinieri di aver visto la donna morta nella tenda

Carabinieri in azione (Cusa)

Carabinieri in azione (Cusa)

Cadorago (Como), 27 settembre 2019 - Mentre a Milano il quarantacinquenne marocchino Cherki Majjad, confessava alla Polizia Locale di Milano di aver strangolato la sua compagna, dai carabinieri di Cantù si presentava un connazionale ventenne, per avvisarli che in una tenda nei boschi tra Cadorago e Lomazzo c’era una donna morta. Così gli agenti del Nucleo Contrasto Stupefacenti della Polizia Locale e i carabinieri della Compagnia di Cantù, mercoledì pomeriggio sono arrivati contemporaneamente in quel bosco, fino a trovare il bivacco: una tenda da campeggio circondata da immondizia, al cui interno, nascosta sotto una pesante coperta, c’era Fatima Kaddouri, marocchina di 48 anni, ex compagna di Majjad. Durante la confessione resa mercoledì sera davanti al sostituto procuratore di Como Maria Vittoria Isella, l’uomo ha ricostruito le ore intercorse tra l’omicidio e il ritrovamento del corpo, omettendo un solo dettaglio: il motivo per cui ha deciso di strangolare la sua ex compagna fino a ucciderla. I due avevano convissuto fino a qualche anno fa, poi Majjad aveva iniziato a vivere nei boschi, spacciando. A settembre 2018 era stato condannato a un anno di reclusione, trovato con piccoli quantitativi, poi era tornato nel suo bosco, nella zona di via Ugo Foscolo a Cadorago. Martedì Fatima lo ha raggiunto, hanno passato la notte insieme, e verso le 2 Majjad l’ha aggredita. Strangolata fino a farla smettere di respirare, e coperta con un pesante plaid azzurro, senza alcuna apparente spiegazione. Sarebbe poi rimasto accanto a lei fino al mattino dopo, quando è arrivato il connazionale ventenne, anche lui spacciatore in quella zona. Incuriosito, ha chiesto chi ci fosse nella tenda, e Majjad era stato deciso nel rispondere: «Sta dormendo, non sta bene». Ma a quel punto ha deciso di allontanarsi, forse per scappare: in treno è arrivato a Milano, in piazzale Lugano, zona Bovisa. Qui è stato notato dagli agenti, ai quali ha immediatamente confessato l’omicidio, forse pensando che erano già al corrente di tutto. Nel frattempo il ventenne, non convinto di quella spiegazione che gli aveva dato Majjad, era tornato alla tenda, scoprendo così che Fatima era morta: l’ha chiamata più volte, è entrato e le ha preso un braccio, precipitandosi poi dai carabinieri. Ieri sera Cherki Majjad non ha avuto difficoltà a raccontare le sue ultime ventiquattro ore, omettendo solo il motivo per cui ha deciso di aggredire la sua ex compagna. Ora si trova al Bassone, sottoposto a fermo di polizia giudiziaria con l’accusa di omicidio volontario. I carabinieri di Cantù e del Nucleo Investigativo di Como hanno svolto i rilievi necessari a confermare le dichiarazioni dell’indagato, e questa mattina il medico legale svolgerà l’autopsia, per confermare causa e ora della morte.