Eupilio (Como) , 26 settembre 2024 – Il dolore di una famiglia. Il dolore trasmesso da una generazione all’altra come un testimone, nell’arco di quasi mezzo secolo. Marina Mazzotti è la sorella maggiore di Cristina.
Signora Mazzotti, lei ha deciso di non essere in aula.
“È andato mio nipote, il figlio di mio fratello Vittorio, in rappresentanza della famiglia. Mio fratello e io abbiamo deciso di no. Siamo parte civile. Andremo, con i nostri avvocati, quando ci chiameranno. Con grande sforzo. Li vedremo in faccia. Per ora preferiamo non vederli. Ma ci dicono che probabilmente non ci saranno”.
Cosa vi attendete dal processo?
“Il massimo. Che vengano puniti come la legge richiede: il carcere a vita. L’hanno fatta franca fino ad ora. Per noi il dolore è sempre vivo. Penso al dolore di mia mamma, noi abbiamo fatto di tutto per proteggerla. No, devono essere puniti. Non auguro il male a nessuno, non è nella mia indole e in quella della mia famiglia, non rientra nel nostro modo di vedere la vita. Ma questo no: che paghino per quello che hanno fatto”.
Anni fa uno di quelli condannati si è rivolto a voi per chiedere perdono.
“Sono stati in due a richiederlo. Uno era un capoccia, chiedeva di essere perdonato perché ormai era anziano. Non ricordo il nome, perché da una parte cancello, dall’altra conservo. Per mio fratello e per me è stato un momento pesantissimo. Ma allora come ora certe cose non si perdonano, certe azioni contro una bambina, una ragazzina, e contro una famiglia. Un giorno ci sarà un altro giudizio, un giudizio finale che non rientra nella nostra potestà. Per ora che paghino con la giustizia terrena”.
Oggi, quasi cinquant’anni dopo.
“Oggi come ieri. E domani sarà ancora così. Ci conforta l’affetto della gente. Quest’anno, a Eupilio, hanno fatto una marcia nel nome di Cristina. Le hanno dedicato tante iniziative. La gente, soprattutto quella di Eupilio, ci è vicina. È bello sentirsi circondati da persone che ricordano, comprendono, offrono la loro vicinanza”.
Se Cristina fosse vissuta oggi che donna sarebbe?
“Avrebbe la sua famiglia. Sarebbe una moglie e una mamma. Amava i bambini, era felice quando noi aspettavamo i nostri. Molto brava a scuola. Avrebbe fatto carriera nel lavoro”.
L’ultimo incontro.
“Il Natale del 1974 passato tutti insieme in Argentina. Cristina era venuta con Emanuela, l’amica che era con lei anche quella sera”.
Le capita di “parlare” con Cristina?
“Sempre. Quante volte le dico: ‘Guarda un po’ giù’. Ogni tanto la strapazzo: ‘Oh, non dimenticarti di noi’”.
Marina Mazzotti è in Argentina con il padre quando la notizia del rapimento della piccolina di casa si abbatte come un colpo di maglio. Elios Mazzotti piange quando chiama Marina in ufficio, lei pensa alla mamma, a un incidente. La mattina dopo partono con il primo aereo. Marina è incinta, non ha ancora informato il padre, che lo apprende in aeroporto, quando la figlia presenta i certificati sanitari prima dell’imbarco. Il calvario nella casa di Eupilio, lo stillicidio dell’attesa. I rapitori non chiamano la famiglia perché hanno scelto come interlocutore un amico di Cristina. Il riscatto di un miliardo e 50 milioni di vecchie lire portato dallo zio e da un amico del padre. In quei giorni cupi nasce la nipote Arianna e per Marina è subito “speciale”. Elios Mazzotti se ne va sei mesi dopo la figlia, tradito da un cuore troppo provato. Prima di morire ha rivolto una raccomandazione accorata a Marina e Vittorio: “Allevate i vostri figli nell’amore del prossimo”.