
di Paola Pioppi
Ammontano a oltre 580mila euro i risarcimenti, versati finora nelle casse dello Stato, da commercialisti, imprenditori e funzionari pubblici, coinvolti nelle due indagini sulla corruzione all’Agenzia delle Entrate. Versamenti man mano perfezionati dagli imputati per poter accedere al patteggiamento, concordando con pubblico ministero e giudice l’entità di applicazione della pena. In tutti i casi, si tratta del corrispettivo delle tangenti pagate o incassate, per agevolare l’abbattimento dei rilievi fiscali a carico di privati imprenditori o commercianti.
Si parte dai 110mila euro versati dai commercialisti comaschi Antonio e Stefano Pennestrì, arrestato a giugno dello scorso anno, assieme all’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate di Como, che aveva versato 30mila euro, e al funzionario Stefano La Verde, 93mila euro di risarcimento del danno. Tutti finiti in carcere, all’epoca, ma dai loro arresti era scaturita la prosecuzione degli accertamenti, sfociato a fine maggio nella seconda fase delle indagini, che aveva portato in carcere due persone – il funzionario dell’Agenzia Roberto Colombo, e la commercialista Simona Secchi, ex collega dei Pennestrì – e altre 12 ai domiciliari, quasi tutti commercialisti comaschi.
Venivano contestati per 22 episodi di corruzione che sarebbero avvenuti tra 2012 e 2019, a favore di 37 contribuenti. Posizioni in buona parte già definite con patteggiamento, e conseguente pagamento dei risarcimenti: Colombo ha trovato un accordo che prevede un versamento di 40mila euro, sette imprenditori coinvolti cifre variabili tra i 10 e i 50mila euro, i commercialisti hanno stabilito cifre equivalenti alle contestazioni, tre un minimo di 3.000 e un massimo di 30mila euro, 5.500 euro per la Secchi.
Nel frattempo, le misure cautelari sono state attenuate o revocate. Ancora da definire, rimangono le posizioni di una ventina tra commercialisti, professionisti e imprenditori, indagati a piede libero e non raggiunti da misura cautelare, che in caso di richiesta di patteggiamento o di condanna, porteranno a far ulteriormente aumentare la cifra recuperata dallo Stato, a fronte del danno patito durante le condotte di corruzione, che avevano indebitamente ridotto i debiti fiscali e di conseguenza gli introiti pubblici.