ROBERTO CANALI
Cronaca

Coronavirus, più severi i controlli al confine con la Svizzera

Rimandato indietro chi non è frontaliere .Gli ospedali del Ticino hanno bisogno degli italiani

Frontalieri

Frontalieri

Como, 11  marzo 2020 -  Se lunedì erano stati «all’acqua di rose», come si era lamentato qualcuno, ieri i controlli al confine sono stati severi, con tanto di lunghe code a Chiasso, Maslianico e in prossimità dei principali valichi utilizzati dai frontalieri. Se gli uomini dell’Agenzia delle Dogane muniti di mascherina controllavano che ogni persona avesse l’autodichiarazione che comprovava le ragioni e la meta dello spostamento, i doganieri svizzeri hanno verificato che ognuno fosse in possesso del permesso G, che attesta la propria condizione di frontaliere. Le verifiche non si sono esaurite in dogana, la polizia cantonale infatti ha compiuto altri controlli sul territorio fermando a caso le auto con targa italiana. Qualche furbo che ha cercato di aggirare l’ostacolo presentandosi al valico di Brogeda alla guida di un’auto con targa svizzera e italiana, ma risultava residente nel nostro Paese ed è stato rimandato indietro. 

Il coronavirus fa paura anche ai ticinesi che ieri hanno registrato la loro prima vittima di Covid-19, un ottantenne ospite di una casa per anziani del Mendrisiotto, ma a far paura è l’alto numero dei casi positivi: ben 99, un quinto di tutta la Svizzera sono sono risultati positive al tampone 475 persone. Il virus insomma sta girando anche qui e in tanti non vedono di buon occhio i settantamila italiani che ogni giorno varcano il confine, lavoratori indispensabili per le industrie del Canton Ticino ma pur sempre provenienti da un Paese che si è messo in quarantena. Il lavoro e la tenuta del sistema economico però, almeno per ora, vengono prima di tutto e così da qualche giorno a questa parte ai frontalieri viene consigliato di tenere pronta in auto una valigia con il cambio. «Siamo noi ad aver chiesto all’Italia di consentire ai cittadini della Lombardia di andare a lavorare in Ticino – ha spiegato ieri a Parigi il consigliere federale Ignazio Cassis - Francia, Italia e Germania sanno fino a che punto il sistema sanitario in Svizzera dipende da queste forze di lavoro straniere». Solo nel Canton Ticino i lavoratori italiani della sanità sono 3.800 e tra di loro 120 medici e 530 infermieri.